STEFANO CARLINO     L'INUMANESIMO   La pittura è un'arma… del pensiero… del cuore… del Vangelo.

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Capitolo 10

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L'Arte cos'è?

 

Il mistero dell’arte simile al Mistero della Fede.


 

“L'arte e la rivolta non moriranno che con l'ultimo uomo.”

F. Dostojewski

 

 

TRANQUILLI… L’ARTE  NON MORIRA’… NON MORIRA’!!!

 

L’Arte non può morire! Fin quando ci saranno uomini e donne, bambini ed anziani che ameranno e che avranno sempre bisogno di una carezza.

 

L’Arte non può morire fin quando ci saranno conigli e tori ostinati che avranno sempre bisogno  di sferza per non dissacrare.

 

Nulla è impalpabile quanto l’Arte… la forma stessa implica il giudizio.

Il giudizio che vuol dare forma alla forma invece… può completare l’opera o distruggerla… ricreandola: è ciò che hanno fatto le volpi e i lupi famelici della pseudocultura!

 

Tutto dipende dal metro del giudizio… chi ha fede in Gesù?

 

Carezza e Sferza.

Classico ed  Ellenista.

Gioia e Pathos

Lode e Condanna.

Misericordia e Giustizia.

 

Il mistero dell’Arte…  simile… al Mistero della Fede.

 

 

 

L’Arte cos’è?

L’Arte cosa non è?

Ci vuole davvero tanta pazienza

a sbrogliare una gigantesca  matassa,

come se le menzogne della critica e della politica

potessero dettar legge sull’Arte.

Certo,  ognuno è libero di far ciò che vuole,

anche di defecare sulle tele e di portarsele ovunque,

ma alla fine a Dio ed anche a me… interessa un’altra sostanza.

 

No, mi dispiace signori, questo scritto non vuole essere una polemica infinita, è vero che cucendosi la bocca si acquisterà in umiltà, ma non si potrà cantare più, nemmeno per il Padre Nostro!

 

“Alla domanda: -Che cosa è l’arte?- si potrebbe rispondere celiando

(ma non sarebbe una celia sciocca):

che l’arte è ciò che tutti sanno che cosa sia”

B. Croce

 

 

Negare l’esistenza di Dio ed il progetto del maligno è ormai impossibile in quanto quest’ultimo lo ha dimostrato senza mezzi termini cosa può fare deviando la mente umana: dal progetto diabolico non è stato risparmiato nulla, soprattutto l’Arte! Arte che non è mai morta, ma è stata solo occultata per fare emerge i picassiani sostenuti dagli adoratori della bestia!

 

All’interno dello stesso Rinascimento e nei secoli a venire di Sacro nell’Arte ce ne stato sempre meno: pian piano Dio è sparito anche dai cuori degli artisti ed è così che Dio vi ha premiato negandovi il genio della creazione lasciandovi con gli spigoli di Picasso.

 

E’ quanto di più vero esiste al mondo la crisi profonda di una certa pseudo arte sacra  che ha originato il Capitolo  “San Pio.”: una delle più grandi vittorie di satana sulla Chiesa.

 

Se per il mondo tutto fa brodo, per me il Sacro è il profano restano ben distinti, perché parlano e prendono forme ben distinte. Mi limiterei a dirvi ciò se fossi solo un cristiano ed un’amante dell’arte, ma andrò oltre perché l’Arte me la sono sposata ed ho intenzione di CANTARE FORTE PER IL PADRE NOSTRO.

 

La bestiaccia con la quale avete condiviso i vostri quadri, le vostre sculture e le vostre chiese, e tutti i campi del sapere umano, sono il riflesso di un sapere senza Dio!

Certo… certo… il sapere umano… ma cosa vogliamo sapere noi … se non lo chiediamo a Dio???

 

Chi perde il Vangelo perde Tutto!

 

La bestia ha ricamato per voi il vostro lavoro, vi ha armato le mani senza armarvi il cuore e tutto questo si vede, si sente, si legge e si vive da oltre un secolo.  

Quale ingegno c’è nelle cose che si fanno senza amore?

Quale amore c’è nelle cose fatte senza Dio?

Perché da 100 anni l’Arte non è più Arte?

Di qualche birbante sarà la colpa!

 

Paleocristiano, Romanico, Gotico, Umanesimo, Rinascimento, Barocco, Rococò, Neoclassicismo, Romanticismo, Impressionismo, Espressionismo: solitamente le nostre definizioni non bastano a tracciare la linea del  “Vero Umanesimo” che si è manifestata nei secoli dopo la venuta di Cristo. Nelle rigorose etichette storiche l’Arte intera soffre, maggiormente il “Sempreverde  Umanesimo”: sono infinite le definizioni che ispira la Grande Arte.

L’Umanesimo è sempre esistito, lo riconosciamo quando ci manifesta i frutti maturi dell’amore per Dio.

 

Un’esempio pratico vale più di un trattato per affrontare la questione della sacralità dell’Arte.

 

Apriamo una breccia miracolosa tra gli ingrippi artistici e quelli teologici:  esiste davvero l’Umanesimo Universale, una linea del  pensiero del cuore che è sempre Arte Sacra.

 


La “Morte della Vergine” di Caravaggio, attualmente conservata al Louvre di Parigi,(olio su tela, 369 x 245 cm.)  realizzato tra il 1605 ed il 1606, fu duramente criticato e rifiutato dai Carmelitani di Santa Maria della Scala a Roma che lo avevano commissionato.

Le rigide direttive controriformistiche allora vigenti fornivano precise disposizioni: la Vergine doveva essere raffigurata “cum omni diligentia et cura”.

(Ora invece  commissionano i granchi alla Vergine!!!)

 

“Cum omni diligentia et cura”, ovvero rispettando iconograficamente quanto deciso dalle più alte cariche ecclesiastiche, ed i pittori dell’epoca dovevano attenersi scrupolosamente a delle precise norme stilistiche, che regolavano tutti gli aspetti inerenti alla realizzazione di un dipinto destinato ad essere esposto in un luogo sacro. Mi sembra giusto… voi che ne dite???   Ma degli errori di Caravaggio cosa ne dite???  Dove sono gli errori di Caravaggio???

 

Caravaggio non si rifiutò di aderire a questi rigidi principi, l’Arte la sentiva così, meglio di chiunque altro, non fu un dissacratore, anzi: è una disputa ancora aperta, attualissima, tra ciò che s’intende per arte sacra  e ciò che è davvero Arte Sacra.

 

Mons. Valenziano… avete creduto ad Arnaldo Pomodoro, a Renzo Piano e a Robert Rauschemberg, con quei “sacri obbrobri” dedicati a San Pio e non credete ad uno dei più grandi artisti che la storia ricordi??? 

 

Non è riuscito a spiegarvelo Caravaggio… non è riuscito a spiegarvelo nemmeno Giovanni Paolo II… potrei mai riuscirci io???

 

Contrapporsi per amore (perché è di questo che stiamo parlando da 400 anni: dell’ amore personale dell’artista per Dio) a tali disposizioni significava e tutt’ora significa veder tolti i propri dipinti dalle chiese. E ciò accadde anche per questo dipinto di Caravaggio che dopo essere stato rifiutato dai committenti, fu messo in vendita e  venne acquistato, per conto del duca di Mantova, dal grande Pieter Paul Rubens nel 1607 che ritenne quest’Opera una delle più grandi opere d’arte di tutti i tempi: sono pienamente d’accordo con il grande pittore olandese.

 

MAMMA MIA CHE NOMI… CARAVAGGIO E RUBENS… COSA VOLETE DI PIU’?

 

Il quadro scandalizzò non solo per il taglio della composizione ma soprattutto perché  ritraeva la Madonna gonfia e con le gambe scoperte.

L’enorme drappo rosso che incombe sui personaggi rende la scena teatralmente drammatica, la luce radente sul drappo si effonde nella composizione con il classico sistema luministico, ma qui, proprio in quest’Opera, Caravaggio ha superato se stesso! La luce diventa di un rosso mistico profondo e rimbalza all’infinito nei drappeggi dei personaggi che sono anch’essi nelle tonalità rosse: come un’unica nota che sale..  e scende… e che poi riprende vigore.

Nella Morte della Vergine vi è tutto il dolore del mondo: è il rosso cristiano nel suo senso più alto innalzato proprio dal rosso sangue del popolo. Tutto il dolore del mondo!

Il modello della figura di Maria che Caravaggio ha adoperato era quello di una popolana morta annegata in un fiume: Caravaggio non ha osato contestare l’incorruttibilità del corpo della Vergine, ma ce lo ha fatto vedere umanamente, per la prima volta nella Storia dell’Arte e per la prima volta nella storia del Cristianesimo… si apre una breccia… Dio è tra gli uomini… proprio in mezzo ai poveri.

 

Non stiamo parlando delle trappole psicotiche delle forme di Picasso senza colore, senza prospettiva, senza anatomia, senza ogni riferimento visivo concreto, ma stiamo parlando di qualcosa che possiamo vedere davvero, Vera Pittura, Grandissimo Caravaggio!

 

I critici apparsi nel Novecento vi hanno fatto intendere la pittura come un surrogato di un qualche precetto filosofico… senza sapere che l’Arte quando vuole, mangia la Filosofia!

Se sono davvero  precetti cristiani, proprio questi, o sono insiti nell’artista o non affioreranno mai nelle loro opere! Nei secoli è stata talmente grande l’invidia di chi purtroppo non sapeva fare, da annientare anche chi sapeva fare tanto… anche i migliori artisti… come Caravaggio.

 

 

 

 

“Se aveste compreso che cosa significa:

Misericordia io voglio e non sacrificio,

non avreste condannato individui senza colpa.”

Vangelo di San Matteo 12: 7

 

 

Le icone bizantine, ortodosse, rumene, italiane ecc.,

non sono Arte Sacra:

sono Sacro Artigianato!

Le icone sono belle ed hanno un grande valore

perché sono davvero Sacro Artigianato e ciò non è poco!

 

Si comprende…

la differenza tra la rigidità delle Icone

ed un opera di Caravaggio e di Michelangelo?

 

 

QUANDO LE ICONE NON SONO DIPINTE DALL’UOMO

SONO “ACHEROPITE”.

SONO DAVVERO SACRE!

CIO’ VA OLTRE OGNI NOSTRA ETICHETTA

 ARTIGIANATO, O ARTE, O QUEL CHE CI PARE A NOI.

 

 

www.alleanzacattolica.org/indici/articoli/guerragd205_206.htm

 

LE “ACHEROPITE” SONO VERE IMMAGINI SACRE, NON DIPINTE DALL’UOMO, IMPRESSE NEI VARI TESSUTI OVE HA DESIDERATO MOSTRARSI LA MADONNA IN SEGNO DI RICONOSCIMENTO E DI FIDUCIA. L’IMMAGINE SANTA DI GUADALUPE IN UNA ANALISI AL MICROSCOPIO RIVELA L’IMMAGINE DI JUAN DIEGO E DEL VESCOVO ZUMARRAGA E DI ALTRI PERSONAGGI, RIMASTI IMPRESSI NELL’OCCHIO DELLA VERGINE “COME IN UNA FOTO DEL 12 DICEMBRE DEL 1531”, QUANDO L’IMMAGINE DI NOSTRA SIGNORA  APPARVE SULLA TILMA.   

SI E’ ANCHE SCOPERTO CHE APPLICANDO UNA CARTA TOPOGRAFICA DEL MESSICO CENTRALE SULLA VESTE DELLA VERGINE, LE MONTAGNE, I FIUMI E I LAGHI PRINCIPALI COINCIDONO PERFETTAMENTE CON LE ORNAMENTAZIONI DELLA VESTE MEDESIMA. E QUANTE ALTRE RIVELAZIONI CONTIENE QUESTA IMMAGINE, LE SCOPRIRETE IL GIORNO CHE L’AMMIRERETE BACIANDOLA!

 

 

TI AMO MAMMA… BACIAMI GESU’!!!

 

 

 

 

TI AMO MAMMA… BACIAMI GESU’.

 

 

Ritornando al quadro di Caravaggio ne vediamo una scena di umano dolore…unica al mondo… dedicata alla Madonna… dedicata ai poveri… dedicata agli umili… sempre presenti nella sua pittura. Questa Immagine è uscita dalle mani, dal cuore e dalla mente di Caravaggio  non ha rivali nemmeno con la Divina Commedia di Dante. Ma avremo bisogno di molti oculisti d’ora in avanti!

 

Esiste la preghiera, esiste la poesia, esistono le riflessioni teologiche, ma esistono anche i colori per raggiungere Dio, credetemi: il problema è che il mondo intero si ritrova, senza saperlo, ad essere ignorante nella vista molto più di quanto lo siano stati tutti gli artisti figurativi adoperandosi nella cultura scritta.

 

Meditate… meditate… fin quando non restituiremo la Grande Arte al mondo… il mondo a Dio penserà poco…. penserà invece alle guerre, illudendosi che qualche angelo dell’Apocalisse sia sceso in qualche stelletta riposta sul petto per concedergli di abbracciare la missione dell’Ira di Dio da versare su un popolo già duramente offeso e martoriato… penserà alle sfilate di moda che ormai riempiono interi telegiornali di alta cultura del nulla gay… penserà che le bandiere rosse possano salvare sia il popolo che la cristianità… penserà ad arricchire le casse della Juventus e del Milan per poi avere spettacoli pilotati da signorine calciatori e magnati dell’alta finanza che con lo sport non hanno nulla a che vedere… penserà a distrarsi con la pornografia dilagante inducendo ad uno squallido  pensiero comune che il sesso e l’amore possono trattarsi separatamente… penserà a non pensare più a nulla proprio come sta facendo ora… quindi ne deduco con immensa gioia personale ed un grande rammarico collettivo, che certi artisti hanno pensato meglio di tutti quando continuano ad affermare che la Grande Arte ha sempre condotto  l’uomo verso Dio, mentre questa vostra arte sacra non solo non si regge in piedi, ma essendo idolatria procura l’Ira di Dio nel mondo intero!!!

 

Meditate… meditate… satana è solo violenza e compromessi… ma Dio è Vera Forza… non fede ipocrita!

 

L’alba dell’Umanesimo Universale non possiamo che non trovarla in Grecia, altrove, prima e contemporaneamente ai Greci, le altre grandi civiltà che tutti conosciamo sono “incomplete” “chiuse” “non solari”, soltanto una civiltà sembra che si avvicinata alla ricchezza della vastità greca, la Civiltà Italica.

L’arte, lo sport, la cura di se ed il culto dei morti che presupponeva una forte spiritualità di questa civiltà, ma in maniera differente al culto dei morti che divenne magia propiziatoria con gli Egiziani; e poi ancora l’urbanistica, la fiorente agricoltura, il commercio soprattutto dei propri prodotti e del ferro, estratto dalle miniere dell’Isola d’Elba ed attive fino al Medioevo, con il quale gli Italici si guadagnarono la fiducia e la stima profonda dei Greci ed il loro appellativo di dominatori incontrastati del mare, i “Tirreni”, dai quali deriva il nome del nostro Grande Mare.

Greci ed Etruschi furono entrambi sopraffatti dai macellai romani, in termini, maniere e risultati non molto diversi da come ha fatto radicalmente il comunismo con tutta la cultura mondiale credendo di dettar la loro luce: “arte di stato”!

Purtroppo   dei sottovalutati Tirreni, cioè degli Etruschi, conosciamo ancora poco per l’inefficienza dell’immenso apparato burocratico delle Soprintendenze Archeologiche Italiane: proprio in Italia, Terra d’Arte, si scava poco e male, si evince da ciò che l’Arte non può restare nelle mani di chi non ha alcuna voglia di sporcarsi le mani!

 

“In ogni opera di genio noi riconosciamo i pensieri che avevamo rifiutato.

Essi ritornano a noi con una certa maestà alienante.”

R.W.Emerson

                                                                                                                                                                                                                                                                                            

Similmente alla filosofia occidentale la Grande Arte nasce dalla Cultura Greca.

L’Arte Greca si suddividerà in tre periodi che si alterneranno nel corso della storia con caratteri diversi che diverranno canoni, stili, movimenti.

 

“Tutti i pensieri intelligenti sono gia stati pensati;

occorre solo tentare di  ripensarli.”

J.W. Goethe

 

In questa citazione di Goethe vi è sia una grande verità, sia una grande menzogna: se continuiamo a pensare senza Vangelo… riformuleremo solo nuovi errori… ma con il Vangelo spalancato faremo sempre del NUOVO: questo è il progresso che Goethe e non afferrò mai!

 

Semplificare la Storia dell’Arte attraverso dei parametri può aiutarci a comprenderla meglio,  senza per questo costringerla ad uno schema rigido. I parametri ci danno la possibilità di avere dei punti di riferimenti precisi affinché ciò di cui stiamo parlando possa essere visto e sentito integralmente attraverso il suo “mistero”. Analizzare ogni minimo dettaglio  significa invece rifare un’opera  a parole:  questa mortificazione dell’Arte è un isterismo contemporaneo che bisognerebbe assolutamente evitare.

 

Guardatela l’Arte. Guardatela. Se parla da sola… allora è Arte!

 

Periodo Arcaico, dall’ VIII al VI sec. a.C.: riemergerà nel Medioevo con il Paleocristiano e con il Romanico. L’arcaicità è ritornata al vertice nell’arte contemporanea, ma in una bruttezza estetica e morale da non potersi paragonare con nessun Kouros e nessuna opera medioevale. L’Arcaico Greco non ha nulla di dissacrante… solo Picasso ha iniziato a dissacrare tutto nel suo immenso minestrone protoarcaico!

 

Kouros Anavissos

 

Periodo Classico, dal V al IV sec. a.C.: dalle intuizioni isolate di Giotto i classicisti  risorgeranno all’inizio del Quattrocento con l’Umanesimo di Masaccio e alla metà del secolo dalla bottega del Verrocchio, Botticelli  concluderà l’Umanesimo e Leonardo  porterà ai massimi vertici la cultura classicista aprendo il Rinascimento.

Sulla scia classica sono anche: il Neoclassicismo, l’Impressionismo e soprattutto l’ultimo classico dell’800, Edward Manet. Gli ultimi classici contemporanei dell’Umanesimo Universale, che ci ha negato la critica d’arte da 100 anni, sono Norman Rockwell e Stevie Hanks.

 

Policleto

Doriforo

 

Periodo Ellenistico: dal III al I sec. a.C. : alla compostezza ideale del “Classico”, alla sua eleganza formale, si contrappone il dramma dell’Ellenismo. Nasce il coinvolgimento emotivo nell’esasperazione del movimento e della mimica:  il  “pathos” vivrà di realismo poi accentuerà i suoi caratteri in un parossismo altamente drammatico che nel corso della storia ritornerà con il Gotico, con il Barocco, con il Romanticismo, con l’Espressionismo.

L’artista classico quando entra nella scia Ellenistica-drammatica… crea “cose assai buone”! E’ la linea “super” di tutti i più grandi artisti della storia. Gioia e dramma, come misericordia e forza, si rincorreranno senza sosta per tendere a Dio.

 

Nike di Samotracia

 

Galata morente

 

Toro Farnese

Nel Toro Farnese la collaborazione umana cattura il toro infuriato per fare Arte: a buon intenditore cristiano poche parole.

 

Se il “pathos” è l’esaltazione del dramma umano degli Ellenisti, il “furor” è  l’esaltazione della forza della natura che nascerà con Leonardo. Comprendiamo  così che da un periodo che avevamo definito classico come il Rinascimento, ogni singolo artista assume connotazioni che non sempre oseremmo definire  classiche.

 

Michelangelo

Sibilla Cumana dalla Cappella Sistina

 

La Battaglia di Anghiari  di Leonardo non ha nulla di classico, altrettanto può dirsi dell’ipertrofismo tormentato delle figure del Michelangelo maturo: questa oscillazione tra il mondo Classico Greco e quello Ellenistico infatti si chiama “Classicismo”. I puri Classici sono soltanto gli artisti greci, propriamente: Mirone, Policleto, Fidia, Prassitele, Skopas.

 

“Niente è buono o cattivo se non per paragone.”

T.Fuller

 

Dice la critica: l’ultimo guizzo dell’Espressionismo rivivrà nei Fauves (belve) capeggiati da Matisse, eppure Matisse può considerarsi classico in quanto lo confrontiamo con il suo antagonista drammatico, Picasso.

 

Dico io: due ciechi cadono in fosso guidandosi l’uno con l’altro, determinando questa idolatria pietosa che sfocerà presto nella “Merda d’artista”? Dai loro frutti possiamo riconoscerli ma non possiamo più farci abbindolare dai predicatori di questa s-cultura!

 

Questo paragone tra un presunto ellenista Picasso ed un presunto classico Matisse facciamolo con chi è stato veramente artista!

 

Picasso sarà un caso unico della Storia dell’Arte: Arcaico, Classico ed Ellenistico vivranno assieme per la prima volta: è una grande rivoluzione perché è un grande pastrocchio!

 

Marcel Duchamp invece darà vita ad una rivoluzione maggiore a quella di Picasso, ma nel senso opposto: la completa distruzione delle tre fasi greche, la fine dell’arte.

Così l’arte vive solo in una idea, in un oggetto preso a caso, “Ready Made” e messo su un piedistallo: vero impegno artistico, demenza per dementi in un  concetto che non si materializza mai!

Una visione senza gioia e senza dolore: indifferente! Inerme! Ridicola!

 

In un mondo senza Arte comanderà soltanto la scienza: questo problema Duchamp & Company non se lo sono mai posti??

 

Duchamp & Company, cretini non lo erano affatto se vi hanno imbrogliato così bene da farvi credere che quella era arte, ma l’astuzia non sarà mai l’intelligenza e l’onestà: queste volpi se lo sono posti chiaramente il problema e lo hanno affrontato da veri codardi, da veri guardiani infedeli della più grande risorsa che abbiamo.

 

L’Arte è un antidestino!

A.Malraux

 

E’ vero! Assieme alla Preghiera, l’Arte è un antidestino: sono i migliori antidoti contro il mal di testa mondiale procurato dalla bestia.

 

Quando la mente trova la  forza di ascoltare il cuore per entrare nel Vangelo, puoi diventare un missionario oppure un artista; entrambi avranno sempre i compiti più scomodi perché è difficile scavare dentro gli altri e dentro se stessi senza restarne illesi, può essere pericoloso spingersi nei territori inesplorati della propria anima, vi si può leggere ogni verità o peggio, si può correre il rischio d’incontrare Dio.

 

Chi pensa che l'Arte sia morta crede in maniera spropositata nelle distruzioni mentali del Novecento: sarà destinato a rimanere un irriducibile pessimista.

L'Arte, come la fede, come l'amore, come l'amicizia, come il sesso, vive senza aver bisogno di essere interpretata dalla psicoanalisi. Se ogni cosa deve essere spiegata scientificamente i sentimenti saranno soltanto un'eccitazione di neuroni nella corteccia cerebrale ed un quadro resterà un superfluo oggetto appeso ad una parete.

 

“Sono convinto che il << compito sommo>> degli istituti umani, fra cui anche il progresso, sia quello non solo di preservare gli uomini da sofferenze inutili e da morte precoce, ma anche di conservare nell’uomo tutta la sua umanità: la gioia del lavoro svolto con l’intelligenza delle mani e della testa, la gioia del mutuo soccorso e di un rapporto felice con gli uomini e con la natura, la gioia della conoscenza dell’arte.”

A. D. Sacharov

 

                                                                                                              

Cos’è l’Arte? Chi potrà mai dirlo con esattezza? Eppure Sacharov ne comprese il valore sacro ed eterno, ma solo dopo il suo pentimento di aver partecipato alla costruzione della bomba termonucleare sovietica.

 

Questo enigma di cosa sia l’Arte potrà essere sciolto soltanto domandandoci: a cosa serve l’Arte???

 

Se davanti ad un quadro (la Flagellazione del Caravaggio) inizio a tremare sconvolgendomi di gioia fino a ridurmi al pianto, se ciò che ho visto è servito a spalancarmi il cuore e la mente, allora questa è Arte!

Se davanti ad un altro quadro (una macchietta di Mirò) inizio a pormi il problema che sto perdendo solo del tempo prezioso nel quale potrei vedere Van Eyck o Rembrandt, allora questa non è Arte!

 

Probabilmente chi ama Mirò  merita proprio Mirò, non c’è nulla di male nel semplificarsi la vita restando bambini. Sappiamo con certezza che non è Arte… è solo commercio… ma è anche idolatria quando entra nella Casa del Signore!!!

 

 

“L’educazione sarebbe l’arte di parere inoffensivi.”

C. Alvaro

 

VOLETE VEDERE LE OPERE D’ARTE

O LE PAROLE DELLA CRITICA???

 

Sono uguali questi due quadri qui sotto???

 O sono simili?

Sono soltanto vicini perché la critica li ha messi vicini???

                                                                                

 

                  Caravaggio                                        Juan Mirò

                  La Flagellazione                                Uccello  

 

Prima di avvicinare le cose per fare cultura immonda

entrate nel Vangelo!

 

 

“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.”

Vangelo di San Matteo  7: 15-20

                                                                                                                          

NON GIUSTIFICATELI ENTRAMBI!

L’UNO E’ ARTE

L’ALTRO E’ SOLO UNA MACCHIA!

 

DOV’E’ L’IMPEGNO?

DOV’E’ L’ARTE?

DOV’E’ DIO?

 

Tutto si può e si deve affrontare con il Vangelo: lasciatemi continuare uno dei più grandi esorcismi della storia… che poi mi riacquisterò la fiducia del Signore attraverso il colore, tappandomi per sempre la bocca e riabbracciandomi l’umiltà e le difficoltà della mia vita.

 

Invito chiunque ad ammirare l’“Orinatoio” di Duchamp o un Mirò o un’altra porcheria, con la “Flagellazione” di Caravaggio, per valutare la netta differenza delle proprie emozioni!  L’Arte è proprio questa, una profonda emozione: gioia della vista e dell’udito, dell’anima e della coscienza.

E’ molto soggettiva l’emozione davanti ad un opera d’arte?

Certo! Inizia ad essere invece  molto obbiettiva se ci chiediamo il come, il quando ed il perché ed attraverso questi parametri distinguiamo la grandezza di Leonardo da quella di Pontormo e da quella di Mirò.

 

L’Arte non si può razionalizzare, eppure esiste  una linea oggettiva con la quale distinguiamo se un artista è un gigante oppure un nano.

 

Considerando l’eccezionalità degli eventi dei miei sogni a partire dal 26 dicembre 1999 prenderò in analisi anche il grande contributo di San Tommaso d’Aquino: “Tra ragione e  rivelazione non vi è conflitto.”

Tenendo fede al principio aristotelico della “non contraddizione”, dopo un intera vita di studi San Tommaso ci ha detto aristotelicamente della superiorità di Platone. 

Non soltanto la Rivelazione può essere vista da questa angolazione, ma l’intera questione filosofica-artistica. I Santi parlano e agiscono molto meglio dei filosofi, degli artisti e degli scienziati, seguiamoli.

 

DA SAN TOMMASO D’AQUINO

POSSIAMO APPRENDERE ANCORA,

AL CONTRASTO UNIVERSALE

PLATONE – ARISTOTELE

VI E’ UN CONTRASTO MAGGIORE

ANCOR PIU’ UNIVERSALE

E FINALMENTE TUTTO CRISTIANO

MICHELANGELO E LEONARDO.

 

PLATONE STESSO AFFERMA DELLA SUPERIORITA’ DELL’ARTE!

 

La dottrina platonica ci dimostra l’idea del bene che si mostra nella forma del bello. Il bello, infatti, è sempre un “tóde ti” è sempre un «questo qui». Il bello deve apparire. Non serve a niente pensare una bellezza che non compare affatto: non avrebbe «sostanza».  La Filosofia stessa ci dice nella sua retorica di convincimento che è inferiore all’Arte,

 

In verità non esiste la scintilla di alcun grande pensiero filosofico che non sia stata anticipata da una Grande Opera d’Arte: Platone era già nell’ideale di Fidia, Cartesio era già nella meccanicistica di Leonardo, Carl Marx era già nelle denunce  sociali di Goya, l’Esistenzialismo di Sartre era già nelle trasformazioni di Van Gogh e di Toulouse-Lautrec dalla gioia impressionista  al dramma espressionista. Gli esempi in proposito sono innumerevoli,  palesemente inconfutabili per chi ha una buona vista ed una minima cognizione storica. E’ un’ulteriore conferma che le tre arti figurative, in particolar modo la pittura, sono un motore primario della conoscenza umana, altro che due stupide linee in libertà alla Mirò e alla Kandinsky!!!

 

L’Architettura è Arte pratica: è la sua forza ed il suo limite.

La Scultura è Arte senza natura, senza panorami: è la sua forza ed il suo limite.

La Pittura non ha i limiti che hanno le altre arti, non è perfetta, ma è la meno imperfetta di tutte le arti, può contenere in se anche l’Architettura e la Scultura, abbracciando ogni campo umano!

 

Similmente alla filosofia le arti figurative muovono il pensiero, ma lo obbligano a manifestarsi, lo fanno diventare materia: Opera d’Arte. E’ questa, una marcia in più rispetto alla filosofia che resta soltanto un’idea, un’astrazione.

Un’altra marcia in più rispetto alla filosofia l’Arte la ritrova nell’obbligo di restituire il “bello” in infinite versioni, comunque gioia, stupore, etica, così come nella “Fucilazione” di Goya la pittura ha dato una “bellezza diversa” anche alla guerra che è la cosa più orribile che esiste. E’ la “bellezza chiarificatrice” che prende forma di altissima denuncia sociale: è quell’aspetto estremo dell’Arte, opposto alla “Lode” che possiamo chiamare “Condanna”, e da qui comprendiamo come, quando e perché Françisco Goya sia stato strumentalizzato tanto dalla sinistra politica. Ma Goya è vicino a Cristo, non a Marx : quando riuscirete ad ammetterlo???

 

“L’Arte serve sempre la bellezza, e la bellezza è la felicità di possedere una forma, 

e  la  forma  è  la  chiave   organica dell’esistenza,

tutto ciò che vive deve avere una forma per esistere,

e, quindi, l’Arte, anche quella tragica, racconta la felicità dell’esistenza.”  

B.L.Pasternak

 

                                                                                                                                                                                                        

F.Goya

La fucilazione del 3 maggio - 1808

 

Questo quadro di Goya è pittura tragica, ma è ancora pittura!

Questa è ancora pittura!

E’ la fucilazione morale e artistica di Guernica!

 

Possiamo rigirare la frittata quanto desideriamo: la Filosofia è un colosso, la Scienza è un gigante, ma l’Arte è un titano!

In Leonardo vi è la conferma dello strapotere dell’Arte “ della Pittura”, su tutto ciò che può fare l’uomo: tra non molto valuteremo Leonardo.

 

 

 

LA PITTURA NON È LA MUSICA!

DITELO AI PITTORI

PRIMA D’IMITARE KANDINSKY!

 

Siamo arrivati al nocciolo del problema della crisi spaventosa delle tre arti figurative moderne.

 

Perché mai la pittura dovrebbe tendere alla musica?

Ancora minestroni?

 

Soltanto Kandinsky poteva salire sul pulpito per fare un’affermazione simile!

Proprio lui, il mediocre artista russo, ribelle e sofisticato, farà nascere l’arte moderna con i suoi scarabocchi musicali privi di pittura, ma tanto ricchi di quell’astuzia appartenente agli scritti dei Savi di Sion che faranno germogliare l’arte moderna dal comunismo… esaltata poi con Picasso.

 

Gli storici, gli economisti e i filosofi  potranno mai dirci come sono andate le cose nel mondo, quando rigirano la frittata dell’arte? Si può leggere davvero la storia evitando l’Arte?

 

Oggi, più di allora, se ne scrivono talmente tanti di libri e di giornali con annesse certe trasmissioni televisive, così tanto pietose da non poter dare che ragione alla Madonna di La Salette sui nuovi libri immondi che apriranno la strada all’anticristo.

 

Ci si può accontentare delle proprie emozioni solo con la musica, la pittura invece impone attenzione, le emozioni della pittura sono concetti assai chiari: le informazioni visive sono maggiori sia in numero che in definizione rispetto a quelle dell’udito.

In questi brevi concetti c’è tutta la superiorità dell’occhio sull’orecchio: della pittura sulla musica!

E’ una grande lezione che ci diedero Masaccio e come sempre…Cristo… in parabole.

 

 

“La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!”

Vangelo di San Matteo 6: 22-23

 

 

Bisogna imparare a vedere… fidatevi ancora dei pittori ma soprattutto di Cristo.

 

Avete presente la potenza dello sguardo?

Se lo indirizziamo verso una donna le facciamo perdere la testa, se lo indirizziamo verso un bambino possiamo terrorizzarlo, se lo indirizziamo verso la Chiesa con altrettanta cattiveria noi tutti perdiamo la Casa di Dio!

 

Quando parliamo di apostasia limitiamoci a dire con cognizione che sono pochi i Ministri di Dio che sbandano e se permettete li affronteremo tutti assieme da cristiani.

Uno sguardo può provocare, può offendere, può congelare l’animo altrui: la potenza dello sguardo, ossia la vista, è il principio dal quale si manifesta  il  nostro pensiero, dunque anche il nostro cuore. Essa, la vista, ci mette in relazione con il mondo esterno e contemporaneamente riflette il nostro interno, è tanto vero quel detto che dice: “Gli occhi non mentono mai.”

Attraverso la vista dunque noi arriviamo al nostro pensiero prima dell’udito, prima della parola, prima delle mani: non a caso questo mio testo s’intitola “La pittura è un’arma del pensiero del cuore del Vangelo” che sta a dimostrare la grandezza della forza primaria della vista-pittura sulla stessa parola-poesia-filosofia e musica.

 

Nessuno dubita della grandezza della Divina Commedia, ma tutti dubitate ancora della grandezza di Masaccio, di Caravaggio, di Goya…. e se così non fosse non vi sareste fatti abbindolare portando l’idolatria nella Casa del Signore!

 

Un grande quadro è un trattato filosofico rivelato concretamente con forme, luci e colori, chiaro, così chiaro da essere leggibile in un solo istante, dunque lo si contempla interamente in tutta la sua potenza, mentre la parola, specie quando diviene filosofica, può accumulare concetti su concetti, su altri concetti che ci hanno già fatto dimenticare il valore di quelli precedenti… ma… se saranno concetti di valore resteranno per sempre nel nostro cuore, così come vi resteranno il grande quadro ed il ricordo delle persone che amiamo di più.

Tutto ciò che associamo ad una immagine diventa: VIVO, CONCRETO, REALE! Più avanti scopriremo che è proprio questo il più grande insegnamento di Leonardo.

 

E’ davvero strano il mondo, non vuol credere che la pittura sia davvero la più potente arma del pensiero, ciò accade perché non abbiamo mai imparato a vedere, né con gli occhi né con il cuore…ma soprattutto con il Vangelo!

Satana ci ha abbagliato tutti nel suo impero di luci?  

La bestia astuta ci ha assordato nel suo impero di suoni?

 

L’avvertite la presenza del maligno?

 

E’ dappertutto!

 

L’ingannatore sa che perderà!

 

L’ingannatore sa che ha il tempo contato!

 

Anche l’Arte Cristiana risorge!!!

 

L’Arte vive nel suo mistero, semi-razionale, semi-obbiettivo: nulla è così simile al mistero della Fede, ma… se la prima è una scienza inesatta come tutte le altre scienze, la seconda E’ l’unica scienza possibile per il mondo intero… Dio nel Vangelo e nella Preghiera!

 

Quando si prega cosa si fa’? Si compie un inno a Dio attraverso la parola!

 

Quando si dipinge cosa si fa’? Si compie un inno a Dio attraverso il colore, la luce e la forma!

 

Quando dipingiamo vogliamo pregare per il Padre Nostro o per Picasso e il partito e la critica d’arte?

 

L’Arte nasce dal caos primordiale, dalla sofferenza o dalla gioia dell’artista: spesso nell’alternanza della gioia e del dolore davanti alla realtà nascono le più grandi concezioni artistiche, ma dobbiamo ricordarci della netta  differenza tra Dioniso e Apollo: il primo è sempre ubriaco, il secondo è sempre sveglio e lucido!

 

La musica rimane nel mondo irrazionale,  le arti figurative al contrario, tendono al mondo razionale!

La musica e la pittura sono le due arti opposte: la prima è completamente sensoriale, la seconda è completamente intellettuale.

Cosa vuol dire la Sesta Sinfonia di Beethoven? Sono sensazioni di un genio!

Cosa vuol dire invece la Gioconda? Sono pensieri di un genio!

Sensazioni e pensieri non sono la stessa cosa!

 

Noi moderni ci ostiniamo a voler modificare tutto senza riuscire a dare un senso compiuto a ciò che facciamo: da  questo insegnamento che tutto è relativo anche il bene e il male sono diventati la medesima cosa!

 

La musica provoca sensazioni inesprimibili, mentre  la pittura comunica idee precise attraverso visioni incantevoli.

La musica ti trascina, ti ubriaca, ti droga!

La pittura ti spalanca la mente!

La pittura ragiona, la musica no!

Michelangelo e Leonardo ragionano!

Kandinsky e Warhol e Picasso non hanno mai ragionato!!! Hanno aspettato che fosse la critica a pensare e parlare al posto loro!!!

 

Un musicista mentre suona deve per forza mostrare il suo volto, se è un bel ragazzo avrà più successo. Un pittore invece può restare invisibile, può farsi valere solo con la forza del suo lavoro.

La pittura e la scultura sono mestieri duri per gente dura, “ci vuole forza”, altrimenti si diventa artigiani o operatori di marketing!

 

W. Kandinsky

Improvvisazione  1913

 

 

Wassiliy Kandinsky: il suo scritto e movimento d’avanguardia “Der Blaue reiter” “Il cavaliere azzurro” rivive nella cultura dei Savi di Sion nelle forme apparentemente “musicali”, in verità, fascinosamente distruttive come scriverà il pittore russo in proposito dei cerchi neri della realtà, ai quali tese l’orecchio e lo sguardo ostinatamente per tutta la vita:

 

 

 

 

“Questa debole luce è solo un anelito dell’anima e l’anima non ha ancora l’ardire di vederla: essa è presa dal dubbio che tal luce sia solo un sogno, è il cerchio nero la realtà.”

W. Kandinsky

 

 

Senza Dio galleggeremo sulla superficie dell’esistenza…possiamo.. dobbiamo… rifondare l’Arte dalle fondamenta del nostro spirito per ritrovare le  “Vere Forme di Dio.”

 

 

La pittura è avvilente quando non riesce ad attraversare quel confine che la distingue da tutte le altre arti  e che la rende così lucida, più nitida della realtà!

 

E’ inutile che giustifichiamo Kandinsky solo perché è stato il primo a scarabocchiare; sarà grande solo per pochi e per poco tempo ancora: i suoi quadri sono storicamente brutti. Se potessi far resuscitare un titano della pittura non credo che giustificherebbe Kandinsky e Mirò solo per le nostre mutazioni tecnoscientifiche e sociali.

 

 

“Una convinzione ci deve essere cara soltanto perché è vera

e non perché è nostra.”

Alain

                                                                          

 

Si noterà quanto Cartesio si sia avvicinato a Leonardo.

 

Si noterà che pur parlando la stessa lingua prenderanno strade diverse.

 

 

                                 Filosofia-Scienza                        Arte-Scienza-Vangelo

      

                                        Cartesio                                         Leonardo

 

La filosofia meccanicistica di Cartesio

 inizialmente sembra  un commento filosofico ai Codici di Leonardo.

 

 Il grande filosofo francese ci ha detto molto

 di quel che Leonardo ci ha fatto vedere e toccare con mano con un secolo di anticipo.

Sappiamo che Cartesio non li ha mai esaminati i Codici di Leonardo,

 ciò conferma che le intuizioni dell’arte anticipano da sempre il pensiero filosofico.

 

La Filosofia e soprattutto la Scienza sembrano discipline assai esatte

rispetto all’Arte che vagabonda nei ricordi del passato e nelle speranze e del futuro,

eppure sarà proprio questo il motivo che rende l’arte libera ed intuitiva:

l’Arte si svincola dai numeri per entrare nel Vangelo…

alle volte si svincola anche dal Vangelo come fece Picasso.

 

Cartesio e Leonardo faranno entrambi fulcro sulla scienza

 per proiettarsi il primo con la filosofia ed il secondo con l’arte:

se Cartesio si allontanerà da Dio

Leonardo invece  ritornerà da Dio dopo un giro immenso.

 

“Io penso, dunque sono.”

Cartesio

 

Io amo,

dunque sono due volte,

in questa vita  e nella prossima Vita…

…ma fin quando avrò a che fare con i filosofi

anch’io penserò a voi, ancor di più con il Vangelo.

E’ questo, quello che avrei detto a Cartesio rincarando la dose con un sorriso di fiducia dicendogli: “La pittura è un’arma del pensiero…ma di quale pensiero si tratta? Soltanto ai filosofi accade di pensare? E come pensate solo con la ragione? Certo che non occorrono i piedi per riflettere, ma sono importanti anche questi per restar saldi sulla terra in quanto “siamo come ostriche legate al guscio” come diceva Platone.

Certo… certo con Cartesio non nasce la filosofia ma nasce la scienza… quella scienza che insegue e conferma le sue verità… ma non sono le stesse Verità del Vangelo… ma… allora l’arte è stata più fedele… più veritiera… più scienza? !

Non cambia forse il metodo della ricerca della comprensione dell’esistenza in base alle nostre predisposizioni e soprattutto in base alle nostre esperienze, le quali, alle volte possono stravolgerci la vita?

 

Dov’è il problema?

Per quanto sia stato tra i più grandi filosofi della storia, Cartesio stesso è il problema.

L’intera filosofia è così il problema che ha poi mosso la scienza senz’anima!

Di fronte alle Verità che l’Arte ricerca con ogni mezzo, sensi e intelletto, intuizione e applicazione alla realtà e al Vangelo,  la Filosofia parrebbe così restare il grande problema, sempre irrisolto nel cercare la verità dalle formule certe del 2+2= 4 .

 

La matematica elargisce verità matematiche,

ma soltanto queste!

 

 

Leonardo fu definito

“omo senza lettere”

ad amplio raggio si è voluto dire anche che era senza Vangelo,

ma…  vi invito a riflettere sulle contraddizioni di Leonardo

perché non è Cartesio, né  Aristotele né  Giordano Bruno.

 

 

Leonardo divenne consapevole dell’immensa potenza della pittura, così come divenne consapevole dell’immensa contraddizione del genere umano… fino ad affermare:

 

“Il mezzo più efficace di ottener fama

è quello di far credere al mondo di esser già famoso.”

Leonardo

 

In questa affermazione di Leonardo vi è tutta la sapienza del modo di fare moderno: vero antivangelo!

I cosiddetti curriculum ricolmi di trofei e di mostre effettuate in ogni parte della Terra gettano fumo negli occhi… poi ne vediamo i frutti… e in quelle confezioni blasonate ci troviamo dentro la merda d’artista…  ma non in Leonardo, per questo lo si può giustificare.

 

E’ preferibile urlare alla Michelangelo per tendere al massimo della perfezione… ma non affermare di essere la perfezione come fa Leonardo! Umiltà e lealtà, coerenza e fedeltà, Leonardo non ne ha possedute molte… ma… c’è un ma… che valuteremo tra poco.

 

 

“Ogni nostra cognizione principia da sentimenti.”

Leonardo Da Vinci

 

Ciò che afferma Leonardo è in parte vero… soprattutto per chi vive la vita nel fuoco dell’arte…

ma è altrettanto vero che bisogna effettuare con pazienza e volontà

una correzione infinita ai nostri sentimenti… prima che ci travolgano:

 si ha bisogno del Vangelo.

 

 

Se ogni nostra cognizione originasse davvero dai nostri sentimenti

ogni essere umano sarebbe Dio!

 

Se Leonardo lo avesse chiesto a Dio

di illuminarlo

non sarebbe arrivato a progettare

bombarde, carri armati e catapulte belliche!

 

Se ogni nostra cognizione originasse davvero dai nostri sentimenti

ci renderemo conto che…

…Leonardo ci ha detto solo la Verità:

Dio parla nel cuore!!!

 

Insomma…

 si può sapere cosa dice Leonardo?

 

Abbiamo a che fare con un tale che dice menzogne?

Oppure abbiamo a che fare con tale che fece intendere

che il mistero dell’arte e simile al Mistero della Fede…

rivive proprio nell’artista che ama Dio? !

 

Per comprendere Picasso ossaciP bisogna guardarlo in uno specchio:

chi più di Leonardo, nei suoi Codici, lo si può leggere solo nello specchio?

 

Se nel primo leggiamo il marchio della bestia,

nel secondo leggiamo un figlio di Dio:

perdoniamolo Leonardo… era solo l’uomo più intelligente della storia!

 

Ciò che abbiamo dato sempre per scontato

potrebbe essere solo un miraggio della nostra vista corta

in quanto sia la Filosofia che la Scienza

non sono affatto “dottrine esatte” soprattutto quando sono prive di Dio.

Se fossero piene di Dio non sarebbero affatto in deficit nel ragionamento

e per contro non si applicherebbero a far danni.

 

Nessuno più di Leonardo dimostra una

“tale universalità” 

piegando nella pittura

sia la filosofia sia la scienza.

Perdoniamolo Leonardo… era solo l’uomo più intelligente della storia!

 

La prassi filosofica dell’ “omo senza lettere” … oggi…è palese,

sembra simile a quella di Cartesio, sembra, ma non lo è.

 

Sia in Leonardo che in Cartesio la ragione è preponderante:

ritornano nei numeri come mai prima di allora

sospingendosi nei teoremi e nei dubbi più complessi.

 

Sia Leonardo che Cartesio

compiono un giro immenso

ricercando Dio attraverso le Sue Forme

“forme umane” e “forme naturali”

con l’intenzione di non oltrepassare Dio

ma la rigidità delle rispettive strutture teoretiche

farà in modo che si contraddicano non poco:

manca una Forma di Dio,

la più importante.

In loro c’è davvero poca ricerca nel Vangelo.

 

Però le rispettive ricerche 

poste dinnanzi al grande bivio dell’esistenza vanno su sentieri diversi

ed i frutti si vedono!

 

 Per Cartesio Dio è come un tale che ha caricato l’orologio dell’universo

con un timer che non ammette più interferenze.

 

Per Leonardo Dio è come un tale che ha posto le sue leggi anche nelle foglie

e nel moto delle acque paragonato al moto dei capelli:

una delle tante ricerche ed intuizioni geniali che ritorneranno ad applicarsi “alla scienza di pittura.”

 

Cartesio non vide Dio… ma Leonardo si! Questa è la differenza.

E’ stato fortemente frainteso Leonardo:

ma non fu soltanto colpa sua se si mise in tale posizione ambigua.

 

AL PIU’ GRANDE PITTORE DI TUTTI I TEMPI

 FURONO COMMISSIONATI POCHI LAVORI:

UN MONDO CHE ADOPERA I SUOI GENI

PER FARGLI FARE IL GIARDINIERE

 O IL BOTANICO SE PREFERITE

E’ SERIAMENTE DEMENTE E CORROTTO!

 

E COSI’ IL NOSTRO LEONARDO

CONSAPEVOLE DEL SUO INGEGNO

INIZIO’ A MARTELLARE TUTTI

DICENDO SOLO LA VERITA’

IN MANIERA APPARENTEMENTE AMBIGUA

scritta non solo al contrario da potersi leggere solo allo specchio

per non essere messo al rogo

MA IN MANIERA DOPPIAMENTE INVERSA

TALE DA POTER ESSERE RICONOSCIUTA FACILMENTE

COME LO SPECCHIO DI UN ALTRO SPECCHIO CHE RIPORTA L’ESATTA REALTA’!

 

I CARBONI ARDENTI SONO FINITI!

POSSIAMO PARLARE ALLA LEONARDO

SENZA BISOGNO DI ESSERE AMBIGUI:

MA RIUSCIREMO A DIPINGERE ALLA LEONARDO???

 

MA RIUSCIRETE A COMMISSIONARE ALLA LEONARDO???

 

 

LEONARDO FU’ CONTRADDITTORIO PER DISPERAZIONE,

PICASSO PER SCELTA!

LEONARDO RESTA GRANDIOSAMENTE PARADOSSALE

ANCOR PIU’ DI MICHELANGELO,

PICASSO INVECE RESTA SOLO CONTRADDITTORIO!

 

“Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.”   

Vangelo di Matteo  7: 20

 

IN LEONARDO DUNQUE NON C’E’ DIO???

 

COSI’ DICONO MOLTI CRITICI DELLA STORIA DELL’ARTE E DELLA FILOSOFIA!!!

 

QUANDO LEONARDO SCRIVE SEMBRA CHE DIO LO NEGHI

MA QUESTO LO FECE SOLO PER FARE RIBOLLIRE IL SANGUE A TUTTI GLI IPOCRITI

PER LE COMMISSIONI CHE ANDAVANO SEMPRE AGLI ALTRI

 CHE NON ERANO MIGLIORI DI LUI!!!

 

MA… QUANDO LEONARDO DIPINGE…

 QUANDO DIPINGE…

ARRIVANO ANCHE LE PREVISIONI DEL TEMPO!

 

 

 

“Chi disputa allegando l'autorità,

non adopra lo 'ngegno, ma più tosto la memoria.”

Leonardo

 

A CHI SI STA RIFERENDO LEONARDO?

 

Attenti a queste frasi, siamo completamente d’accordo con Leonardo se il nostro interlocutore è solo un uomo o un Imperatore… ma conoscendo Leonardo… sappiamo che si sta riferendo ai ministri di Dio che lo avevano “scartato”… di conseguenza non sono più d’accordo con il pensiero liberale che proprio con Leonardo prese quota nel Mondo! Il Vangelo bisogna leggerlo, il Vangelo ci manda all’autorità della Chiesa che Cristo Ha voluto per noi nel mondo: Leonardo ha calpestato sia il Vangelo che la Chiesa svendendo il suo ingegno anche per Cesare Borgia e Lodovico il Moro costruendo macchine belliche. Riuscite a comprendere che vi è il medesimo atteggiamento contraddittorio di Picasso che si è svenduto al partito comunista parlando di libertà e di valori?

 

 A CHI SI STA RIFERENDO LEONARDO?

 

 

“Sì come ogni regno in sé diviso è disfatto,

così ogni ingegno diviso in diversi studi si confonde e indebolisce.”

Leonardo

 

 

Chi più di Leonardo è stato poliedrico??? Contraddizione palese!!!

 

Contraddizione palese...

o semplicemente…

contraddizione voluta…

in quanto è stata vissuta…

perché non ricevendo commissioni pittoriche

il suo ingegno si è applicato

anche su altre cose??? !!!

 

Chi non legge il Vangelo non avrà memoria a sufficienza, si affiderà solo allo mastro “ngegno che sa travestirsi anche di superbia  non facendoci comprendere i nostri errori: errori compiuti sia da Leonardo, sia da chi gli ha permesso di dipingere poco.

 

TRATTANDO DI LEONARDO EMERGONO GRANDI VERGOGNE DELLA CHIESA E TUTTA LA RABBIA DI UN UOMO INTELIGENTISSIMO! UNA FURIA… DI DIO!

 

Il genio isolato di Leonardo… ha prodotto tutto quel che ha prodotto solo per opera dello Spirito Santo… poi si è perso… infine si è ritrovato nuovamente con Dio! Ma fu sempre… solo… solo con Dio!

 

Ritorniamo a noi, parlandovi in termini aristotelici-leonardeschi si può arrivare a comprendere la grandezza platonica-michelangiolesca.

Leonardo s’interrogò con la scienza, Michelangelo s’interrogò con il Vangelo.

La curiosità di Michelangelo va oltre la curiosità di Leonardo, perché curiosità non è: sono certezze! Certezze nelle quali provarsi, prove durissime: la porta stretta non è solo stretta, è anche lontana, il percorso è tortuoso, si piange, ci si aiuta, si spera, ci si incoraggia ed oltre la nostra forza dobbiamo risollevarci per tendere a Gesù. 

Tutti commettiamo errori, ma non tutti ci contraddiciamo dipingendo La Vergine e Sant’Anna per poi progettare armi per uccidere i Suoi figli.

Leggendo gli scritti di Leonardo vi accorgerete che vuol essere chiamato Maestro, come fece Aristotele, e come fece più di tutti Ermete Trismegisto.

Il mondo infinito di Leonardo non è stato così tanto infinito, la curiosità non placherà mai la sete di conoscenza,  per quanto possiamo imparare, per quanto possiamo conoscere, dove ci condurrà la nostra conoscenza?

Siamo sempre qui!!!

 

Siamo sempre qui per fare cosa? Per apprendere ancora? Per apprendere cosa? Sappiamo gia tutto?

Forse non sappiamo ancora niente, abbiamo dimenticato “la cosa più importante”, ma pretendiamo di fare i professori?

 

Siamo sempre qui!!! In carne ed ossa!!! Con i nostri occhi attenti e sapienti che non riescono a vedere, non oltre ciò che non si vede, ma non oltre ciò che non si vuol vedere.

 

A COSA SERVE IMPARARE A CAMMINARE E A VOLARE SE NON SI SA DOVE ANDARE?

“CONVIENE PREGARE RESTANDO FERMI PER FARSI  BENE CONSIGLIARE”:

QUESTO LO INSEGNA MICHELANGELO.

 

La grandezza di Leonardo sembra priva di Vangelo, ma solo negli scritti, nei quadri invece a noi resta intatta: vediamola!

 

Leonardo sosteneva una grandissima verità, la pittura, tra tutte le arti, è la più importante, la più completa, l’unica che possa  abbracciare le altre arti e tutto il sapere umano. Leonardo ci dimostra come la pittura possa  diventare la più complessa attività umana.

Una mole di studi di anatomia e di fisiologia affrontati per la prima volta  con rigore scientifico, e nella molteplicità degli studi della mimica facciale spingersi a catturare l’introspezione psicologica; ampliamento e definizione delle formule prospettiche di Paolo Uccello e di Piero della Francesca fino ad arrivare allo “sfumato leonardesco”: l’intuizione della fusione dei toni e della luce con il colore dell’aria nella cosiddetta “prospettiva aerea”, e da questa attenta analisi spingersi fin dentro l’anima delle cose adoperandosi anche come botanico per restituirci  nella pittura il “furor” della natura.

Saggezza cristiana e sapienza filosofica, di più, esperienza diretta delle cose prima di rappresentarle, così come il paragone del moto delle acque con il moto dei capelli. Per la prima ed unica volta nella storia  un artista sottomette la Scienza all’Arte e queste si completano a vicenda.  E' un'ulteriore conferma di quanto la pittura tenda al mondo razionale e di quanto, pur non essendo una cosa  pratica, l’Arte sia utile a restituire un senso al mondo.

Entrandovi a 17 anni ed uscendone presto per invidia del maestro, Leonardo  è un “pittore” , “Il Pittore”, appartenente alla più grande scuola artistica che la storia ricordi, “la Bottega del Verrocchio”. Non è uno scienziato o un botanico o un astronomo o un fisico o altro!

Tutto ciò che ha appreso detto e fatto dall’esperienza diretta su Madre Natura  lo ha  interposto nella pittura come omaggio a se stesso ma anche al Creatore.

 

Come si fa a non vedere Dio in Leonardo?

 

Leonardo fu sempre solo: da una famiglia senza madre ad una cerchia di amici matematici senza Vangelo, ovunque Leonardo andasse era sempre solo, anche quando si apprestava a lavorare come scenografo per intrattenere serate galanti nelle corti, in quella confusione, Leonardo era sempre solo.

 

Quell’odio maledetto che fu instaurato tra Michelangelo e Leonardo, fu un grande errore della Chiesa e dei fiorentini, ad iniziare con la disputa idiota dei Cartoni da realizzare nel Palazzo della Signoria di Firenze per comprendere chi fosse il più bravo tra loro.

 

Leonardo è “Il Pittore”  ricordatelo sempre!  I veri scienziati sono soltanto quelli che hanno estromesso la conoscenza di Dio dal loro lavoro e dalla loro esistenza. Leonardo era solo, le commissioni non arrivavano cosa poteva fare… l’imbianchino e il carpentiere???

 

Ma quale dignità si va predicando in pompa magna… di fronte alle difficoltà dell’esistenza ci si riduce a rubare per non morire di fame… o no?

 

ESEGETI

 AVETE PERSO IL PIU’ GRANDE PITTORE DELLA STORIA???

NON SOLO CARAVAGGIO

ANCHE LEONARDO???

 

 

L’Arte da sempre trascina tutti a Dio… diversamente è soltanto artigianato e pericolosa idolatria! Leonardo non è Picasso!!! In tutti gli scritti di Leonardo non c’è Dio volontariamente! In tutti i quadri di Leonardo c’è Dio e tutta la Sua Creazione!!!

 

Perché???

 

Non c’è bisogno di Freud per comprenderlo!

 

Leonardo era  solo arrabbiato con gli esegeti del Vaticano, ma mai con Dio!

 

Chi non ha compreso questo ha studiato inutilmente, scrivendo su Leonardo qualsiasi cosa fino ad arrivare al “Codice Brown” che riduce Leonardo ad una barzelletta… fino ad arrivare agli ultimi esperimenti d’arte sacra per ridurre l’arte stessa ad una grande barzelletta in pompa magna.

 

“Amor ogni cosa vince.”

 Leonardo da Vinci

 

 

Cosa ci ha insegnato Leonardo???

 

Il Vangelo!!!

 

Eccolo!!!

 

 

Artisti apprendiamo come si dipinge

e cosa vuol dire essere cristiani

in una Chiesa troppe volte in dormiveglia.

 

Leonardo Da Vinci

Vergine delle rocce 1483/85

(Prestate attenzione a tutte le date... i colossi artistici… nascono lentamente!)

 

QUANDO VI TROVERETE DAVANTI A QUESTO CAPOLAVORO

PORTATEVI UNA SCIARPA E DEI GUANTI:

SENTIRETE LA RUGIADA, AVRETE  BRIVIDI!

 

ECCO CHI E’ LEONARDO DA VINCI

COLUI CHE E’ RIUSCITO A DIPINGERE PERSINO IL FREDDO.

IL PIU’ GRANDE PITTORE DI TUTTI I TEMPI!

 

 

“Chi disputa allegando l'autorità,

non adopra lo 'ngegno, ma più tosto la memoria.”

Leonardo

 

MA… ALLORA E’ VERO QUELLO CHE DISSE LEONARDO…

E CIOE’:

 

UNA CHIESA SENZA MERITOCRAZIA

PUO’ COMPRENDERE DAVVERO DI ARTE E DI VANGELO?

 

PERSINO MICHELANGELO DIFESE FORTE LEONARDO

QUANDO COMPRESE CHE GLI ESEGETI LO AVEVANO ECLISSATO!

 

 

A DISTANZA DI 5 SECOLI SI PUO’ DIRE:

UNA CHIESA SENZA MERITOCRAZIA

PUO’ COMPRENDERE DAVVERO DI ARTE E DI VANGELO

SE CONTINUA AD ANDARE APPRESSO ALLE FIRME, AI BLASONI,

PER FARE PIANI LUCROSI ALLA POMODORO?

 

IL MISTERO DELL’ARTE E’ SIMILE AL MISTERO DELLA FEDE:

MA NON VI SONO PIU’ MISTERI ALL’INVIDIA DEI MEDIOCRI

CHE ECLISSANO I VOLENTEROSI CHE AMANO DIO VERAMENTE!

 

L’APOCALISSE AVVERTE… DAL 16° AL 18° CAPITOLO

CHE LA CADUTA DI BABILONIA AVVERRA’!

BABILONIA E’ LA CHIESA CATTOLICA!

 

PRIMA DI GRIDARE ANATEMA ED ERESIA… ENTRATE NEL VANGELO…

CON LA MEDESIMA FORZA DI GIOVANNI PAOLO II.

 

QUESTO E’ QUANTO… MONSIGNOR CRISPINO VALENZIANO.

 

 

 

La metodica degli studi di Leonardo nei suoi Codici è impressionante! Geniale!

Com’è strutturata?

E’ tanto semplice come quella dei bambini,  ma come apprende un bambino?

 

Impara a scrivere  disegnando: associa il linguaggio all’immagine,  la parola casa è accompagnata da un disegno di una casa. Così Leonardo… come un bambino si è mangiato il mondo!

 

Da un articolo di una rivista scientifica, che trovai per terra nel medesimo giorno che affrontai il problema: un foglio di carta volante mandatomi sui piedi dallo Spirito Santo.

 

“La razionalità del linguaggio appartiene all’emisfero sinistro del cervello umano, mentre quella dell’immagine appartiene all’emisfero destro del nostro cervello. Con il passare del tempo il bambino perderà la sua naturale facoltà di correlazione tra i due emisferi cerebrali ed imparerà a sfruttarne soltanto uno adeguandosi agli schemi degli adulti:  se diventerà un uomo di scienza potrà sfruttare il 50% della sua intelligenza sinistra, se diventerà un artista potrà sfruttare il 50% della sua intelligenza destra.”

                            

 

Leonardo Da Vinci

Studi del feto

 

Tutto ciò che è razionale dovrebbe essere assimilato con l’ausilio dell’immaginazione; l’arte al contrario, dovrebbe essere assimilata trovando un corrisposto razionale, un confronto oggettivo che non sia soltanto una storiella che faccia comodo ai cani della critica: credo che sia stato proprio questo uno dei più grandi insegnamenti che ci ha lasciato Leonardo, lo lascio dire a Seneca:

 

 

 

 

“I progressi ottenuti per mezzo degli ammaestramenti sono lenti,

quelli invece che si ottengono con gli esempi sono più immediati ed efficaci.”

Seneca

                                                                                                              

E’ un problema di Vista!

 

Leonardo Da Vinci, un cristiano, un filosofo e uno scienziato al servizio dell’Arte, non so trovare di meglio  nella storia, e voi???    Michelangelo… certo!!! Sono d’accordo!!!

 

La summa del pensiero leonardesco resta impressa nella  Gioconda che non è semplicemente un famosissimo status-symbol nel quale s'identifica l'Europa, come per gli americani lo è la Statua della Libertà: la Gioconda  è realmente una delle cose più alte concepite dall'uomo.

 

Leonardo Da Vinci

La Gioconda

 “Se l’è portata appresso per tanti anni sotto il braccio; qui c’è tutto Leonardo!”

 

Il tratto indefinito, impalpabile, di Leonardo fonde la figura con l’ambiente: dal punto di vista tecnico (milioni di velature: sovrapposizioni di colore liquido semitrasparenti) le opere di Leonardo sono ancora le uniche che nessun artista sia riuscito a copiare davvero, Rubens sembra essersi  avvicinato più di tutti nella Copia del Cartone preparatorio della Battaglia di Anghiari, ma non sapremo mai la verità in quanto gli originali di Leonardo di tale battaglia non esistono più.

Sale la polvere, sale la rabbia: il maestro del furor della natura era anche un maestro del pathos umano: il più grande artista di tutti i tempi! Fino al suo tempo! Subito dopo Michelangelo invertirà nuovamente la rotta ancor più verso Dio.

 

Pieter Paul Rubens - copia della Battaglia di Anghiari di Leonardo Da Vinci

 

L’immagine del “vecchio” è per Leonardo l’esaltazione dell’esperienza, della saggezza.

Uomo-Natura-Dio: simbiosi perfetta nel contesto scientifico di Leonardo.

Molti critici d’arte hanno negato Dio a Leonardo: si possono commettere errori di valutazione su Modigliani, ma non si possono commettere errori di valutazione sul più grande artista di tutti i tempi, fortemente teso verso Dio, forse non tanto con la preghiera, ma attraverso l’altro grande dono di Dio, l’intelligenza e la Vista!

 

Curioso e insaziabile, instancabile come un bambino, messer Leonardo ha visto e parlato con Dio nella vastità delle “Sue Forme Visibili”: negare Dio a Leonardo, significa dissacrare l’Arte per innalzare le tesi marxiste e ancor prima di queste,  accadde personalmente a Leonardo di essere incompreso dagli esegeti della Chiesa.

 

C’è inoltre da dire, e diciamolo, che se Leonardo non fosse stato abbandonato dalla Chiesa non si sarebbe mai dedicato a progettare macchine belliche per non morire di fame.

 

Nessuno è perfetto né Leonardo né i Ministri di Dio che perdoniamo entrambi: l’Opera di Leonardo è davvero vasta.  E’ stato scritto tanto su Leonardo soprattutto per chi ha bisogno di leggere un commento su ciò che non riesce a vedere dai suoi quadri.

Tutti, nessuno escluso, abbiamo sottovalutato da sempre il “Titano Pittura” per poter dire, ma l’Arte va oltre il dicibile, per questo Leonardo ci avrà gia perdonati: era un figlio di Dio!

 

Solitamente abbiamo tutti un’idea dell’artista-genio arcigno, ricordando i caratteri forti di Michelangelo e di Beethoven, ma Leonardo non era arcigno: era una Vera Aquila di Dio, dotato della Vista e dell’Azione!!!

Vista-intelligenza-sapienza  Azione-coraggio-fede  sono i simboli dell’Aquila con i quali identifichiamo San Giovanni Evangelista:  Leonardo, sotto molti aspetti  incarna tale simbolo.

 

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Michelangelo - La Creazione di Adamo -  Cappella Sistina

 

 

 

COSA VEDIAMO NEL DIO DI MICHELANGELO

SE NON UNA SEZIONE SAGITTALE DI UN CERVELLO UMANO?

 

UN CERVELLO SORRETO DA ANGELI… ANGELI NEL CERVELLO!

 

SOLO PICASSO ERA QUELLO CHE AVEVA I DEMONI!

QUANTO E’ BELLO PARLAR CHIARO!

 

 

 Al contrario dell’impalpabilità del tratto leonardesco, il tratto definito michelangiolesco estranea la figura dall’ambiente come  se volesse  difenderla da una natura ostile: quei corpi enormi sono in realtà privi di materia perché pieni di Dio.  Così l’elemento naturale è appena accennato, poi  in Caravaggio verrà annientato con i fondi neri: dal punto di vista tecnico Michelangelo continua a scolpire anche quando adopera i colori, sublimando la scala cromatica in valori plastici.

L’immagine del “giovane” è per Michelangelo l’esaltazione della forza e della bellezza esteriore intesa come bellezza interiore. Michelangelo esaspererà la forma classica nell’ipertrofia ellenistica fino a far gridare Leonardo “Sacchi di noci!”… per poi a ritornare a spegnersi con l’avanzare degli anni in una forma consumata quanto se stesso che vuol sorreggere Cristo accompagnandoLo nel Santo Sepolcro, fino ad arrivare a corrodere la forma nell’usura del tempo con la Pietà Rondinini esposta nel Capitolo del Marchio della bestia.  Michelangelo lavorò in Dio tutta la vita, giorno e notte!

 

Il “non finito” Michelangiolesco getterà le basi dell’arte moderna, abbiamo detto moderna, non contemporanea, quest’ultima non è solo “non finita”  “non è mai iniziata” si regge in piedi a schiaffi pubblicitari!

 

Uomo-Dio:  ricerca umanistica e filosofica nel contesto storico di Michelangelo.

Potremmo parlare all’infinito di Leonardo, ma di Michelangelo, cosa dovremmo dire?

L’Arte è tesa a Dio, in una eterna ispirazione di forme, di luci e di colori: oltre la nostra parola, oltre la nostra   preghiera, mai oltre le Sacre Scritture. Giulio II dirà a Michelangelo quando terminò la Cappella Sistina, che quando sarebbe morto avrebbe presentato a Dio il lavoro che gli aveva fatto fare per farsi perdonare delle battaglie che aveva compiuto.

 

 

 

Raffaello

La Trasfigurazione sul Monte Tabor

 

E TU COSA HAI FATTO RAPHAEL URBINAS???

SE  STAVI ATTENTO A TUTTE QUELLE FORNARINE E VELATE

QUESTO E TANTI ALTRI CAPOLAVORI LI PORTAVI A TERMINE!!!

(RAFFAELLO MORI’ DI UNA MALATTIA VENEREA… MENTRE LEONARDO SBATTEVA LA TESTA NEL SUO INGEGNO IRREQUIETO.)

 

Uomo-Dio di Michelangelo  e Uomo-Natura-Dio di Leonardo sarà invece la sintesi delle due visioni più alte della Storia dell’Arte: quella di Raffaello Sanzio.

Come si muovono questi geni…C’E’ Sempre Dio!!!

 

Ricordo la prima volta che vidi un’Opera d’Arte, su un libricino che rubai alle suore dell’Istituto del Santa Teresa del Bambin Gesù ove c’era proprio “La Trasfigurazione”: avevo cinque anni, mi chiudevo per ore nella mia stanza e la mia mente volava iniziando ad imparare a pregare con colori simili. Non ha mai smesso di stravolgermi quest’opera di Raffaello! Le “Cose” di Dio non vanno mai fuori moda, altro che transavanguardie!

 

 

In questa sua ultima Opera

Raffaello ha aperto la strada al 600:

nella composizione inferiore

troviamo i gesti teatrali,

i chiaroscuri contrastanti

e tutto il pathos pittorico

che afferrerà Caravaggio.

Non mi addentrerò a parlarvi delle loro tecniche,

sui pigmenti per le velature,

sarebbe troppo dispendioso, comunque:

pittori… dosate per gradi gli oli con le resine, non il contrario.

 

Raffaello è morto giovane, a 40 anni, ma non abbastanza giovane da non essere tra i più grandi artisti di tutti i tempi, proprio come Mozart.

Raffaello e Mozart, un parallelo infinito, anche per le “fimmine”!  Entrambi precoci e con solide basi artistiche paterne. Entrambi dotati di quel rarissimo “talento innato” che gli ha permesso di essere padroni sereni del loro mestiere come nessun altro, estremamente prolifici e ottimisti,  ma nella loro ultima opera hanno dimostrato una dimensione drammatica ineguagliabile.

Pause improduttive e tormento creativo  hanno invece caratterizzato la vita di molti altri artisti: il “talento forzato” emerge con un duro esercizio della volontà.

Non troveremo una correzione negli spartiti di Mozart, sembrano scritti in bella copia, ma in realtà sono  gli originali concepiti senza sforzo: illeggibili invece gli spartiti originali di Beethoven.

Una vita breve quella di Mozart ma piena di sinfonie, una vita lunga quella di Beethoven ma le sue sinfonie sono soltanto nove.

Non oserei dire quale sia la dimensione del talento più grande perché in realtà vi è solo una forma di talento: la bona volontà in Dio Padre, lo mastro “ngegno che dispensa Gesù, ed un po’ de fortuna che concede lo Spirito Santo! Poi ci pnsa l’invidia del genere umano a calpestare gli artisti e lo Spirito Santo!  Grandi lo si diventa faticosamente, Mozart e Raffaello non hanno avuto un’infanzia di giochi, ma di rigore paterno! Ecco dove volevo arrivare, un bambino come un adulto può compiere prodigi solo con l’impegno. Ditelo a Mirò!!!

 

Cosa c’è, Mirò è morto????

Svegliatelo!!! E’ ora che impari a dipingere perché tutta la gloria che gli avete attribuito merita il suo impegno!!!  (Riposa in pace Juan stavo scherzando, resta dove sei… ti hanno messo sui piedistalli più importanti del mondo… non sei contento?)

 

L’Arte cos’è?

Utopia!

La Grande Utopia!

Solleva i problemi, solleva la polvere.

Mette a nudo le cose restituendogli il valore originario che l’artista ha sentito.

Se abbassi il tiro, abbassi anche i traguardi e da grande utopia

l’Arte si trasforma in un grande mercato.

Noi moderni siamo troppo lontani da Leonardo:

il nostro rinascimento tecnologico è lontano da ogni verità… e soprattutto da Cristo.

 

“L’Arte di un popolo è la sua anima viva, il suo pensiero, la sua lingua nel significato più alto di questa parola; raggiunta la sua   piena  espressione,  essa  diventa  patrimonio  di  tutta l’umanità, quasi più della scienza, proprio perché l’Arte è anima parlante e pensante dell’uomo, e l’anima non muore, ma sopravvive all’esistenza fisica del corpo e del popolo.”

I.S. Turgenev

                                                                                                      

La pesantezza orizzontale del Romanico, la verticalità esasperata del Gotico, le costruzioni razionali attuali, niente di tutto questo apparterrà mai all’Arte Italiana: qui c’è la dimensione umana, per questo siamo stati grandi. Ora c’è l’idolatria nella Casa del Signore, per questo siamo unici: noi italiani non ci facciamo mancare mai nulla, sia nel grande bene, sia nel grande male.

Nella musica classica e in quella moderna tutti ci pieghiamo prima ai Tedeschi poi agli Inglesi, anche  gli Italiani non scherzano affatto, ma nelle altre arti, soprattutto nelle tre arti figurative un Piccolo Stivale non ha rivali: non è un luogo comune, è il luogo dell’Arte, l’Italia.  Grazie soprattutto a Masaccio.

 

Complessivamente soltanto 5 espressioni artistiche possono turbare l’Arte Italiana:  le prime tre vengono prima di noi, l’Arte Mesopotamica (Assira-Babilonese), l’Arte Egizia e quella  Greca che saranno le fondamenta della civiltà  di ogni popolo.

 

 

Jan Van Eyck

Adorazione

Quarta espressione, la Pittura Fiamminga del Quattrocento, con Jan Van Eyck al quale molti attribuiscono la scoperta della pittura ad olio all’inizio del Secolo e con  Hugo Van Der Goes che la esportò   anche in Italia con il  Trittico Portinari dopo una quarantina di anni: quelle della Pittura Fiamminga sono grandi opere in piccole dimensioni, una particolarità  opposta a quella dell’Umanesimo, ma che non tiene conto dell’anatomia e della prospettiva nella nostra stessa maniera. Può dirsi in proposito che sono proprio i particolari a creare la visione d’insieme nella Pittura Fiamminga. L’Umanesimo invece si manifestò privo di orpelli, composto ed essenziale, diretto a parlare prima all’uomo e dall’uomo a Dio! Vangeli dipinti!!! La Pittura Fiamminga è ancora medioevale se  è Dio a regnare intimorendo gli uomini e le prospettive anatomiche, come fece anche Bosch: questo è stato sia il loro  unico grande limite, ma anche il loro grande punto di forza! Apocalissi dipinte!!!

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La rivoluzione di Masaccio, credetemi, non ha paragoni nella storia sotto molti punti di vista, intuitivamente anticipa e ricostruisce la scala universale. Un fiuto artistico, filosofico, morale, psicologico, religioso ed umano unico: Masaccio vede Dio come un Amico e comprende che i fatti su questa terra devono essere attribuiti alle condotte degli uomini, poi si va tutti da Dio a svuotare il sacco delle nostre condotte. La condotta personale di Masaccio l’affronteremo meglio nel capitolo successivo per ricordare che la vera “Libertà” può iniziare solo con una conquista dello spirito… nel Vangelo.

 

Affidandoci solo al nostro spirito è come se dicessimo che la Chiesa non serve a nulla se gli uomini riescono a parlare con Dio senza intermediari;  questa è una prerogativa concessa alle persone sensibili, e tra queste emergono, prima i Santi, poi i profeti, poi gli apostoli, poi gli umili, poi gli artisti, se non si è niente di tutto ciò… si può essere veri Cristiani solo con la parola santa della Chiesa!

 

Le categorie sopra citate in realtà hanno bisogno della Chiesa più di tutti! Soprattutto gli artisti!!!

La grande fede degli artisti non è mai fede di Santi, sappiamo che è solo grande fede umana: quindi gli artisti hanno bisogno della Chiesa il doppio delle persone normali, sia per essere commissionati da Dio Vero e non dai tanti Lutero che sono sparsi nel mondo dell’idolatria, sia per non commettere errori madornali, così come ne avrò commessi io senza accorgermene… “pardon”.

 

Dio E’ Amico!!! E grandissimo è stato Masaccio e tutto l’Umanesimo Universale, ovvero la cultura in Dio, che ha insegnato il Vangelo meglio di tutti, specialmente nei periodi bui della Chiesa… il Papa conosce il valore degli artisti…De Labore solis lo Ha compreso molto meglio di tutti i suoi predecessori.

                                  

                                   E’ Grandioso questo passo del Vangelo di San Giovanni:

 

 “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.”             

                                                      Vangelo di Giovanni  15: 12 - 17  

                                                                  

 

Quinta espressione artistica infine, sempre nelle Fiandre, il Seicento Olandese:  l’Italia ora trema davvero!!! Van Goyen, Van Ruisdael, Hals, Van Dyck, Rubens, Rembrandt, Vermeer!

 

 

          Jan Vermeer                                                Pieter Paul Rubens

          La lattaia                                                     Il ratto delle Sabine

       

       

           Rembrandt                                             A.Van Dyck

           Deposizione dalla Croce                        L’Incoronazione di spine

 

Un plotone di geni, autentici geni artistici da far tremare il Rinascimento Italiano che si era appena concluso, ma è proprio in quel periodo che l’Italia consegnerà al mondo uno dei massimi  pittori della storia ed il più grande scultore di tutti i tempi: Caravaggio e Bernini.

 

Il plotone dei geni pittorici del Seicento Olandese, ed il plotone dei geni pittorici spagnoli capeggiati da Velazquez, ritornano a casetta con le gambe rotte ed il cuore pieno di gioia,  dopo aver visitato più volte l’Italia: ormai la scintilla dell’ingegno era stata irrimediabilmente accesa da chi è stato un po’ più grande di loro.

 

Diego Velazquez

L’acquaiolo di Siviglia

 

 

 

La rivoluzione luministica, plastica, teatrale, in chiave naturalistica di Caravaggio è un altro esempio palese di come la pittura influenzi se stessa, tutte le altre arti ed ogni aspetto della cultura: cambieranno molte cose dopo Michelangelo Merisi detto Caravaggio, non solo nella Storia dell’Arte. Il Seicento è stato un secolo di forti contrasti, il suo cuore è Caravaggio.

Purtroppo la Storia dell’Arte è quasi sempre scritta da atei o falsi cristiani: “Fede e Paganesimo” sono ancora un binomio costruito a regola d’arte  come un lungo binario per  allontanare non solo Leonardo ma anche Caravaggio da Dio.

Le prime “nature morte” del mondo moderno  emergeranno dalla mano di Caravaggio prima di quelle che il mondo ritroverà dagli scavi di  Pompei compiuti dal Settecento in avanti. (La medesima cosa può dirsi delle prime intuizioni prospettiche degli artisti greci e romani ritrovati a Pompei, dei quali non potevano sapere gli artisti dell’Umanesimo che hanno ricreato la prospettiva innalzandola a vera scienza.)

Questa libertà di Caravaggio ha dato fastidio a molti eppure è stato il primo a vedere nella pittura sia “Dio nei poveri” sia   “ Dio in un chicco d’uva.”

L’umanità è ripresa integralmente da Caravaggio e la manifesterà in tutte le sue sfumature, anche in quelle popolari dei giocatori di carte, anche nella sporcizia degli umili piedi e di quei volti segnati dal dolore: tutt’altra cosa è parlare di paganesimo nella sua pittura, quest’ultima tesi è una grandissima menzogna!!!

Va bene… va bene… i critici d’arte vogliono avere sempre ragione e riescono nell’impresa alimentando  nozioni nel mondo come fossero pezzi di carbone gettati con la pala nel fuoco, sottraendo così la spiritualità… quella  che rende l’arte ad Arte.

 

LUCE… LUCE… OMBRA… OMBRA…

PIENI E VUOTI…

 VITA E MORTE…

AMAMI DIO SONO CARAVAGGIO.

 

Caravaggio

La Conversione di San Paolo

 

 

Pittore, scultore, architetto, è l’ultimo genio poliedrico della storia, ma Gian Lorenzo Bernini in assoluto è stato lo “scultore”, tecnicamente  superiore a tutti i classici  greci: Apollo e Dafne del Bernini sembra scolpita nel burro!!!

Quest’opera conservata  nel Museo di Villa Borghese di Roma annulla le leggi della materia, della gravità, della bellezza! Ricordo di aver girato intorno a questa statua per un giorno intero fin quando un guardiano mi riconsegnò alla realtà dicendomi: << Hai creato un solco circolare nel pavimento, mi accadde la stessa cosa il primo giorno che venni a lavorare qui. Anche se non capisco niente di Arte  questa statua mi piace più di Ava Gardner!>>

Inconsapevolmente la voce del popolo sa esprimere giudizi superlativi: l’Arte è di tutti, quando sappiamo custodirla bene. 

Se una scultura ha fatto dimenticare Ava Gardner, può fare dimenticare anche la guerra: ecco quanto è necessaria l’Arte in questo mondo alimentato da carboni roventi e dai professori dell’idolatria!

 

FORMA… FORMA… TENSIONE… TENSIONE…

AMAMI DIO SONO BERNINI!

 

Gian Lorenzo Bernini

Apollo e Dafne

 

 

 

COLORE… COLORE…

AMAMI DIO SONO MANET!

Eduard Manet provoca una scintilla che fa nascere l’Impressionismo ma non si lega al gruppo per non condizionare e per non esserne condizionato;  non c’è dubbio che tutti gli impressionisti siano di elevato talento artistico, ma senza Manet si sentivano senza pelle e senza parole. Ciò accade quando nasce un grande artista: in realtà la scintilla sprigionata da Eduard Manet era una eruzione vulcanica!

Manet è stato l’ultimo  titano dell’Ottocento… ma…c’è qualcosa di più!

 

E.Manet

Le Folies Bergerès

 

Dio E’ presente in tutta l’Opera di Manet:  nello sguardo triste di questa ragazza che contrasta le luci del lusso, Dio Ha Visto tutta l’arroganza che nascerà nel mondo dell’alta società. Manet il borghese, fu privato della gioia dell’amore per la sua umile donna e per la creatura che nacque dal loro amore: chiuso in quella morsa di costumi della società immorale, Manet si rivelò uno dei più grandi antiborghesi e certamente più grande e più coerente dell’antiborghese Delacroix .

Un grande schiaffo morale deve risuonare nel mondo dei Vip di Hollywood: no, no, no, mi dispiace, un attore e un regista non saranno mai come un pittore!!! L’arte è una esperienza individuale, voi fate grandi bordelli e scambi di coppia… o no???

 

 

Tra i rumori parigini Manet avrà sentito le voci di Melania e di Massimino, nella foto sopra, che dalla Francia Meridionale avvisavano il mondo intero con la Voce della Madonna di La Salette. Così scopriamo che in realtà Manet è ancora l’ultimo titano!

 

Dopo di lui inizierà l’arte per l’arte… il vero binario che ci ha condotto lontani dalla pittura e da Dio.

 

JOHACHIM SOROLLA  E GIOVANNI SEGANTINI

CONTINUANO AD ESSERE SOTTOVALUTATI!

 

SONO STATI GRANDI ARTISTI!

 

AMALI DIO!

 

 

                        J.Sorolla                                   G.Segantini

                        Le donne dei pescatori             Ave Maria a trasbordo

 

La piena facoltà delle proprio ruolo e delle proprie idee è invece mancata a Vincent Van Gogh. L’artista di ogni tempo e di ogni luogo sarà sempre un disadattato, compreso a metà: ogni artista ama il suo lavoro più di qualsiasi altra cosa, ma l’arte si rivela spesso una prostituta per il suo amante soprattutto allontanandosi da Dio. L’Arte impegna troppo, rende troppo lucidi, ti fa morire, poi se vuole ti accarezza!

Van Gogh è stato un pittore mediocre ,“egli stesso lo afferma in una lettera al fratello Theo quando si imbatterà nei titani del passato” , ma fu anche un uomo estremamente sensibile fino a non potersi più difendere da se stesso, le sue incertezze lo hanno massacrato ed anche per questo motivo ora  il mondo gli vuole un gran bene: una riconoscenza arrivata troppo tardi. Sulle spalle di Van Gogh si stanno arricchendo in molti, lui invece non ha avuto la possibilità  di comprarsi nemmeno i colori.

 

CONVIENE BRUCIARLI IN PUNTO DI MORTE I QUADRI CHE NON SI VENDONO, PER INTERROMPERE L’ODIERNO CURCUITO DELL’ECONOMIA ARTISTICA CHE HA GENERATO L’IDOLATRIA!

L’Arte cos’è?

CON TUTTO IL MIO AMORE

CONCEDO A VOI LA PAROLA… SANTITÀ.

 

 Giovanni Paolo II

Lettera agli Artisti

( versione non integrale)

www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/letters/documents/hf_jp-ii_let_23041999_artists_it.html

 

 

A quanti con appassionata dedizione
cercano nuove «epifanie» della bellezza
per farne dono al mondo
nella creazione artistica.


«Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.»

(Genesi 1,31).

 

L’artista, immagine di Dio Creatore.

Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all’alba della creazione, guardò all’opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l’opera del vostro estro, avvertendovi quasi l’eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarvi.

… Con questo scritto intendo mettermi sulla strada di quel fecondo colloquio della Chiesa con gli artisti che in duemila anni di storia non si è mai interrotto, e si prospetta ancora ricco di futuro alle soglie del terzo millennio.

…Dio ha, dunque, chiamato all’esistenza l’uomo trasmettendogli il compito di essere artefice. Nella «creazione artistica» l’uomo si rivela più che mai «immagine di Dio», e realizza questo compito prima di tutto plasmando la stupenda «materia» della propria umanità e poi anche esercitando un dominio creativo sull’universo che lo circonda. L’Artista divino, con amorevole condiscendenza, trasmette una scintilla della sua trascendente sapienza all’artista umano, chiamandolo a condividere la sua potenza creatrice. È ovviamente una partecipazione, che lascia intatta l’infinita distanza tra il Creatore e la creatura, come sottolineava il Cardinale Nicolò Cusano: «L’arte creativa, che l’anima ha la fortuna di ospitare, non s’identifica con quell’arte per essenza che è Dio, ma di essa è soltanto una comunicazione ed una partecipazione».

Per questo l’artista, quanto più consapevole del suo «dono», tanto più è spinto a guardare a se stesso e all’intero creato con occhi capaci di contemplare e ringraziare, elevando a Dio il suo inno di lode. Solo così egli può comprendere a fondo se stesso, la propria vocazione e la propria missione.

…Non meno importante è la connessione tra queste due disposizioni, la morale e l’artistica. Esse si condizionano reciprocamente in modo profondo. Nel modellare un’opera, l’artista esprime di fatto se stesso a tal punto che la sua produzione costituisce un riflesso singolare del suo essere, di ciò che egli è e di come lo è. Ciò trova innumerevoli conferme nella storia dell’umanità. L’artista, infatti, quando plasma un capolavoro, non soltanto chiama in vita la sua opera, ma per mezzo di essa, in un certo modo, svela anche la propria personalità. Nell’arte egli trova una dimensione nuova e uno straordinario canale d’espressione per la sua crescita spirituale. Attraverso le opere realizzate, l’artista parla e comunica con gli altri. La storia dell’arte, perciò, non è soltanto storia di opere, ma anche di uomini. Le opere d’arte parlano dei loro autori, introducono alla conoscenza del loro intimo e rivelano l’originale contributo da essi offerto alla storia della cultura.

Scrive un noto poeta polacco, Cyprian Norwid: «La bellezza è per entusiasmare al lavoro, il lavoro è per risorgere»

Il tema della bellezza è qualificante per un discorso sull’arte. Esso si è già affacciato, quando ho sottolineato lo sguardo compiaciuto di Dio di fronte alla creazione. Nel rilevare che quanto aveva creato era cosa buona, Dio vide anche che era cosa bella. Il rapporto tra buono e bello suscita riflessioni stimolanti. La bellezza è in un certo senso l’espressione visibile del bene, come il bene è la condizione metafisica della bellezza. Lo avevano ben capito i Greci che, fondendo insieme i due concetti, coniarono una locuzione che li abbraccia entrambi: «kalokagathía», ossia «bellezza-bontà». Platone scrive al riguardo: «La potenza del Bene si è rifugiata nella natura del Bello».

È vivendo ed operando che l’uomo stabilisce il proprio rapporto con l’essere, con la verità e con il bene. L’artista vive una peculiare relazione con la bellezza. In un senso molto vero si può dire che la bellezza è la vocazione a lui rivolta dal Creatore col dono del «talento artistico». E, certo, anche questo è un talento da far fruttare, nella logica della parabola evangelica dei talenti (cfr Mt 25,14-30).

Tocchiamo qui un punto essenziale. Chi avverte in sé questa sorta di scintilla divina che è la vocazione artistica - di poeta, di scrittore, di pittore, di scultore, di architetto, di musicista, di attore... - avverte al tempo stesso l’obbligo di non sprecare questo talento, ma di svilupparlo, per metterlo a servizio del prossimo e di tutta l’umanità.

….La società, in effetti, ha bisogno di artisti, come ha bisogno di scienziati, di tecnici, di lavoratori, di professionisti, di testimoni della fede, di maestri, di padri e di madri, che garantiscano la crescita della persona e lo sviluppo della comunità attraverso quell’altissima forma di arte che è «l’arte educativa». Nel vasto panorama culturale di ogni nazione, gli artisti hanno il loro specifico posto. Proprio mentre obbediscono al loro estro, nella realizzazione di opere veramente valide e belle, essi non solo arricchiscono il patrimonio culturale di ciascuna nazione e dell’intera umanità, ma rendono anche un servizio sociale qualificato a vantaggio del bene comune.

La differente vocazione di ogni artista, mentre determina l’ambito del suo servizio, indica i compiti che deve assumersi, il duro lavoro a cui deve sottostare, la responsabilità che deve affrontare. Un artista consapevole di tutto ciò sa anche di dover operare senza lasciarsi dominare dalla ricerca di gloria fatua o dalla smania di una facile popolarità, ed ancor meno dal calcolo di un possibile profitto personale.

…C’è dunque un’etica, anzi una «spiritualità» del servizio artistico, che a suo modo contribuisce alla vita e alla rinascita di un popolo.

...Nella storia della cultura tutto ciò costituisce un ampio capitolo di fede e di bellezza. Ne hanno beneficiato soprattutto i credenti per la loro esperienza di preghiera e di vita. Per molti di essi, in epoche di scarsa alfabetizzazione, le espressioni figurative della Bibbia rappresentarono persino una concreta mediazione catechetica. Ma per tutti, credenti e non, le realizzazioni artistiche ispirate alla Scrittura rimangono un riflesso del mistero insondabile che avvolge ed abita il mondo.

…In effetti, ogni autentica intuizione artistica va oltre ciò che percepiscono i sensi e, penetrando la realtà, si sforza di interpretarne il mistero nascosto. Essa scaturisce dal profondo dell’animo umano, là dove l’aspirazione a dare un senso alla propria vita si accompagna alla percezione fugace della bellezza e della misteriosa unità delle cose. Un’esperienza condivisa da tutti gli artisti è quella del divario incolmabile che esiste tra l’opera delle loro mani, per quanto riuscita essa sia, e la perfezione folgorante della bellezza percepita nel fervore del momento creativo: quanto essi riescono ad esprimere in ciò che dipingono, scolpiscono, creano non è che un barlume di quello splendore che è balenato per qualche istante davanti agli occhi del loro spirito.

…Ogni forma autentica d’arte è, a suo modo, una via d’accesso alla realtà più profonda dell’uomo e del mondo. Come tale, essa costituisce un approccio molto valido all’orizzonte della fede, in cui la vicenda umana trova la sua interpretazione compiuta. Ecco perché la pienezza evangelica della verità non poteva non suscitare fin dall’inizio l’interesse degli artisti, sensibili per loro natura a tutte le manifestazioni dell’intima bellezza della realtà.

… L’arte che il cristianesimo incontrò ai suoi inizi era il frutto maturo del mondo classico, ne esprimeva i canoni estetici e al tempo stesso ne veicolava i valori. La fede imponeva ai cristiani, come nel campo della vita e del pensiero, anche in quello dell’arte, un discernimento che non consentiva la ricezione automatica di questo patrimonio. L’arte di ispirazione cristiana cominciò così in sordina, strettamente legata al bisogno dei credenti di elaborare dei segni con cui esprimere, sulla base della Scrittura, i misteri della fede e insieme un «codice simbolico», attraverso cui riconoscersi e identificarsi specie nei tempi difficili delle persecuzioni. Chi non ricorda quei simboli che furono anche i primi accenni di un’arte pittorica e plastica? Il pesce, i pani, il pastore, evocavano il mistero diventando, quasi insensibilmente, abbozzi di un’arte nuova.

Quando ai cristiani, con l’editto di Costantino, fu concesso di esprimersi in piena libertà, l’arte divenne un canale privilegiato di manifestazione della fede. Lo spazio cominciò a fiorire di maestose basiliche, in cui i canoni architettonici dell’antico paganesimo venivano ripresi e insieme piegati alle esigenze del nuovo culto. Come non ricordare almeno l’antica Basilica di San Pietro e quella di San Giovanni in Laterano, costruite a spese dello stesso Costantino? O, per gli splendori dell’arte bizantina, la Haghia Sophía di Costantinopoli voluta da Giustiniano?

Mentre l’architettura disegnava lo spazio sacro, progressivamente il bisogno di contemplare il mistero e di proporlo in modo immediato ai semplici spinse alle iniziali espressioni dell’arte pittorica e scultorea. Insieme sorgevano i primi abbozzi di un’arte della parola e del suono, e se Agostino, fra i tanti temi della sua produzione, includeva anche un De musica, Ilario, Ambrogio, Prudenzio, Efrem il Siro, Gregorio di Nazianzo, Paolino di Nola, per non citare che alcuni nomi, si facevano promotori di una poesia cristiana che spesso raggiunge un alto valore non solo teologico ma anche letterario. Il loro programma poetico valorizzava forme ereditate dai classici, ma attingeva alla pura linfa del Vangelo, come efficacemente sentenziava il santo poeta nolano: «La nostra unica arte è la fede e Cristo è il nostro canto». Gregorio Magno, per parte sua, qualche tempo più tardi poneva con la compilazione dell’Antiphonarium la premessa per lo sviluppo organico di quella musica sacra così originale che da lui ha preso nome. Con le sue ispirate modulazioni il Canto gregoriano diverrà nei secoli la tipica espressione melodica della fede della Chiesa durante la celebrazione liturgica dei sacri Misteri. Il «bello» si coniugava così col «vero», perché anche attraverso le vie dell’arte gli animi fossero rapiti dal sensibile all’eterno.

…In questo cammino non mancarono momenti difficili. Proprio sul tema della rappresentazione del mistero cristiano l’antichità conobbe un’aspra controversia passata alla storia col nome di «lotta iconoclasta». Le immagini sacre, ormai diffuse nella devozione del popolo di Dio, furono fatte oggetto di una violenta contestazione. Il Concilio celebrato a Nicea nel 787, che stabilì la liceità delle immagini e del loro culto, fu un avvenimento storico non solo per la fede, ma per la stessa cultura. L’argomento decisivo a cui i Vescovi si appellarono per dirimere la controversia fu il mistero dell’Incarnazione: se il Figlio di Dio è entrato nel mondo delle realtà visibili, gettando un ponte mediante la sua umanità tra il visibile e l’invisibile, analogamente si può pensare che una rappresentazione del mistero possa essere usata, nella logica del segno, come evocazione sensibile del mistero. L’icona non è venerata per se stessa, ma rinvia al soggetto che rappresenta.

…I secoli che seguirono furono testimoni di un grande sviluppo dell’arte cristiana. In Oriente continuò a fiorire l’arte delle icone, legata a significativi canoni teologici ed estetici e sorretta dalla convinzione che, in un certo senso, l’icona è un sacramento…

…In Occidente i punti di vista da cui partono gli artisti sono i più vari, in dipendenza anche dalle convinzioni di fondo presenti nell’ambiente culturale del loro tempo. Il patrimonio artistico che s’è venuto accumulando nel corso dei secoli annovera una vastissima fioritura di opere sacre altamente ispirate, che lasciano anche l’osservatore di oggi colmo di ammirazione. Restano in primo piano le grandi costruzioni del culto, in cui la funzionalità si sposa sempre all’estro, e quest’ultimo si lascia ispirare dal senso del bello e dall’intuizione del mistero. Ne nascono gli stili ben noti alla storia dell’arte. La forza e la semplicità del romanico, espressa nelle cattedrali o nei complessi abbaziali, si va gradatamente sviluppando negli slanci e negli splendori del gotico. Dentro queste forme, non c’è solo il genio di un artista, ma l’animo di un popolo. Nei giochi delle luci e delle ombre, nelle forme ora massicce ora slanciate, intervengono certo considerazioni di tecnica strutturale, ma anche tensioni proprie dell’esperienza di Dio, mistero «tremendo» e «fascinoso». Come sintetizzare in pochi cenni, e per le diverse espressioni dell’arte, la potenza creativa dei lunghi secoli del medioevo cristiano? Un’intera cultura, pur nei limiti sempre presenti dell’umano, si era impregnata di Vangelo, e dove il pensiero teologico realizzava la Summa di S. Tommaso, l’arte delle chiese piegava la materia all’adorazione del mistero, mentre un mirabile poeta come Dante Alighieri poteva comporre «il poema sacro, al quale ha posto mano e cielo e terra», come egli stesso qualifica la Divina Commedia.

…La felice temperie culturale, da cui germoglia la straordinaria fioritura artistica dell’Umanesimo e del Rinascimento, ha riflessi significativi anche sul modo in cui gli artisti di questo periodo si rapportano al tema religioso. Naturalmente le ispirazioni sono variegate quanto lo sono i loro stili, o almeno quelli dei più grandi tra essi. Ma non è nelle mie intenzioni richiamare cose che voi, artisti, ben conoscete. Vorrei piuttosto, scrivendovi da questo Palazzo Apostolico, che è anche uno scrigno di capolavori forse unico al mondo, farmi voce dei sommi artisti che qui hanno riversato le ricchezze del loro genio, intriso spesso di grande profondità spirituale. Da qui parla Michelangelo, che nella Cappella Sistina ha come raccolto, dalla Creazione al Giudizio Universale, il dramma e il mistero del mondo, dando volto a Dio Padre, a Cristo giudice, all’uomo nel suo faticoso cammino dalle origini al traguardo della storia. Da qui parla il genio delicato e profondo di Raffaello, additando nella varietà dei suoi dipinti, e specie nella «Disputa» della Stanza della Segnatura, il mistero della rivelazione del Dio Trinitario, che nell’Eucaristia si fa compagnia dell’uomo, e proietta luce sulle domande e le attese dell’intelligenza umana. Da qui, dalla maestosa Basilica dedicata al Principe degli Apostoli, dal colonnato che da essa si diparte come due braccia aperte ad accogliere l’umanità, parlano ancora un Bramante, un Bernini, un Borromini, un Maderno, per non citare che i maggiori, dando plasticamente il senso del mistero che fa della Chiesa una comunità universale, ospitale, madre e compagna di viaggio per ogni uomo alla ricerca di Dio.

L’arte sacra ha trovato, in questo complesso straordinario, un’espressione di eccezionale potenza, raggiungendo livelli di imperituro valore insieme estetico e religioso. Ciò che sempre di più la caratterizza, sotto l’impulso dell’Umanesimo e del Rinascimento, e poi delle successive tendenze della cultura e della scienza, è un interesse crescente per l’uomo, il mondo, la realtà della storia. Questa attenzione, di per sé, non è affatto un pericolo per la fede cristiana, centrata sul mistero dell’Incarnazione, e dunque sulla valorizzazione dell’uomo da parte di Dio. Proprio i sommi artisti su menzionati ce lo dimostrano. Basterebbe pensare al modo con cui Michelangelo esprime, nelle sue pitture e sculture, la bellezza del corpo umano.

Del resto, anche nel nuovo clima degli ultimi secoli, in cui parte della società sembra divenusta indifferente alla fede, l’arte religiosa non ha interrotto il suo cammino. La constatazione si amplia, se dal versante delle arti figurative, passiamo a considerare il grande sviluppo che, proprio nello stesso arco di tempo, ha avuto la musica sacra, composta per le esigenze liturgiche, o anche solo legata a temi religiosi. A parte i tanti artisti che si sono dedicati principalmente ad essa - come non ricordare almeno un Pier Luigi da Palestrina, un Orlando di Lasso, un Tomás Luis de Victoria? - è noto che molti grandi compositori - da Handel a Bach, da Mozart a Schubert, da Beethoven a Berlioz, da Liszt a Verdi - ci hanno dato opere di grandissima ispirazione anche in questo campo.

Verso un rinnovato dialogo.

È vero però che nell’età moderna, accanto a questo umanesimo cristiano che ha continuato a produrre significative espressioni di cultura e di arte, si è progressivamente affermata anche una forma di umanesimo caratterizzato dall’assenza di Dio e spesso dall’opposizione a lui. Questo clima ha portato talvolta a un certo distacco tra il mondo dell’arte e quello della fede, almeno nel senso di un diminuito interesse di molti artisti per i temi religiosi.

Voi sapete tuttavia che la Chiesa ha continuato a nutrire un grande apprezzamento per il valore dell’arte come tale. Questa, infatti, anche al di là delle sue espressioni più tipicamente religiose, quando è autentica, ha un’intima affinità con il mondo della fede, sicché, persino nelle condizioni di maggior distacco della cultura dalla Chiesa, proprio l’arte continua a costituire una sorta di ponte gettato verso l’esperienza religiosa. In quanto ricerca del bello, frutto di un’immaginazione che va al di là del quotidiano, essa è, per sua natura, una sorta di appello al Mistero. Persino quando scruta le profondità più oscure dell’anima o gli aspetti più sconvolgenti del male, l’artista si fa in qualche modo voce dell’universale attesa di redenzione.

Si comprende, dunque, perché al dialogo con l’arte la Chiesa tenga in modo speciale e desideri che nella nostra età si realizzi una nuova alleanza con gli artisti, come auspicava il mio venerato predecessore Paolo VI nel vibrante discorso rivolto agli artisti durante lo speciale incontro nella Cappella Sistina, il 7 maggio 1964. Da tale collaborazione la Chiesa si augura una rinnovata «epifania» di bellezza per il nostro tempo e adeguate risposte alle esigenze proprie della comunità cristiana.

Il Concilio Vaticano II ha gettato le basi di un rinnovato rapporto fra la Chiesa e la cultura, con immediati riflessi anche per il mondo dell’arte. È un rapporto che si propone nel segno dell’amicizia, dell’apertura e del dialogo. Nella Costituzione pastorale Gaudium et spes i Padri conciliari hanno sottolineato la «grande importanza» della letteratura e delle arti nella vita dell’uomo: «Esse si sforzano, infatti, di conoscere l’indole propria dell’uomo, i suoi problemi e la sua esperienza, nello sforzo di conoscere e perfezionare se stesso e il mondo; si preoccupano di scoprire la sua situazione nella storia e nell’universo, di illustrare le sue miserie e le sue gioie, i suoi bisogni e le sue capacità, e di prospettare una migliore condizione dell’uomo».

Su questa base, a conclusione del Concilio, i Padri hanno rivolto agli artisti un saluto e un appello: «Questo mondo - hanno detto - nel quale noi viviamo ha bisogno di bellezza, per non cadere nella disperazione. La bellezza, come la verità, mette la gioia nel cuore degli uomini ed è un frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione». Appunto in questo spirito di profonda stima per la bellezza, la Costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium aveva ricordato la storica amicizia della Chiesa per l’arte, e parlando più specificamente dell’arte sacra, «vertice» dell’arte religiosa, non aveva esitato a considerare «nobile ministero» quello degli artisti quando le loro opere sono capaci di riflettere, in qualche modo, l’infinita bellezza di Dio, e indirizzare a lui le menti degli uomini. Anche grazie al loro contributo «la conoscenza di Dio viene meglio manifestata e la predicazione evangelica si rende più trasparente all’intelligenza degli uomini». Alla luce di ciò, non sorprende l’affermazione del P. Marie Dominique Chenu, secondo cui lo stesso storico della teologia farebbe opera incompleta, se non riservasse la dovuta attenzione alle realizzazioni artistiche, sia letterarie che plastiche, che costituiscono, a loro modo, «non soltanto delle illustrazioni estetiche, ma dei veri «luoghi» teologici».

La Chiesa ha bisogno dell’arte.

Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte. Essa deve, infatti, rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio. Deve dunque trasferire in formule significative ciò che è in se stesso ineffabile. Ora, l’arte ha una capacità tutta sua di cogliere l’uno o l’altro aspetto del messaggio traducendolo in colori, forme, suoni che assecondano l’intuizione di chi guarda o ascolta. E questo senza privare il messaggio stesso del suo valore trascendente e del suo alone di mistero.

La Chiesa ha bisogno, in particolare, di chi sappia realizzare tutto ciò sul piano letterario e figurativo, operando con le infinite possibilità delle immagini e delle loro valenze simboliche. Cristo stesso ha utilizzato ampiamente le immagini nella sua predicazione, in piena coerenza con la scelta di diventare egli stesso, nell’Incarnazione, icona del Dio invisibile.

La Chiesa ha bisogno, altresì, dei musicisti. Quante composizioni sacre sono state elaborate nel corso dei secoli da persone profondamente imbevute del senso del mistero! Innumerevoli credenti hanno alimentato la loro fede alle melodie sbocciate dal cuore di altri credenti e divenute parte della liturgia o almeno aiuto validissimo al suo decoroso svolgimento. Nel canto la fede si sperimenta come esuberanza di gioia, di amore, di fiduciosa attesa dell’intervento salvifico di Dio.

La Chiesa ha bisogno di architetti, perché ha bisogno di spazi per riunire il popolo cristiano e per celebrare i misteri della salvezza. Dopo le terribili distruzioni dell’ultima guerra mondiale e l’espansione delle metropoli, una nuova generazione di architetti si è cimentata con le istanze del culto cristiano, confermando la capacità di ispirazione che il tema religioso possiede anche rispetto ai criteri architettonici del nostro tempo. Non di rado, infatti, si sono costruiti templi che sono, insieme, luoghi di preghiera ed autentiche opere d’arte.

L’arte ha bisogno della Chiesa?

La Chiesa, dunque, ha bisogno dell’arte. Si può dire anche che l’arte abbia bisogno della Chiesa? La domanda può apparire provocatoria. In realtà, se intesa nel giusto senso, ha una sua motivazione legittima e profonda. L’artista è sempre alla ricerca del senso recondito delle cose, il suo tormento è di riuscire ad esprimere il mondo dell’ineffabile. Come non vedere allora quale grande sorgente di ispirazione possa essere per lui quella sorta di patria dell’anima che è la religione? Non è forse nell’ambito religioso che si pongono le domande personali più importanti e si cercano le risposte esistenziali definitive?

Di fatto, il soggetto religioso è fra i più trattati dagli artisti di ogni epoca. La Chiesa ha fatto sempre appello alle loro capacità creative per interpretare il messaggio evangelico e la sua concreta applicazione nella vita della comunità cristiana. Questa collaborazione è stata fonte di reciproco arricchimento spirituale. In definitiva ne ha tratto vantaggio la comprensione dell’uomo, della sua autentica immagine, della sua verità. È emerso anche il peculiare legame esistente tra l’arte e la rivelazione cristiana. Ciò non vuol dire che il genio umano non abbia trovato suggestioni stimolanti anche in altri contesti religiosi. Basti ricordare l’arte antica, specialmente quella greca e romana, e quella ancora fiorente delle antichissime civiltà dell’Oriente. Resta vero, tuttavia, che il cristianesimo, in virtù del dogma centrale dell’incarnazione del Verbo di Dio, offre all’artista un orizzonte particolarmente ricco di motivi di ispirazione. Quale impoverimento sarebbe per l’arte l’abbandono del filone inesauribile del Vangelo!

Appello agli artisti.

Con questa Lettera mi rivolgo a voi, artisti del mondo intero, per confermarvi la mia stima e per contribuire al riannodarsi di una più proficua cooperazione tra l’arte e la Chiesa. Il mio è un invito a riscoprire la profondità della dimensione spirituale e religiosa che ha caratterizzato in ogni tempo l’arte nelle sue più nobili forme espressive. È in questa prospettiva che io faccio appello a voi, artisti della parola scritta e orale, del teatro e della musica, delle arti plastiche e delle più moderne tecnologie di comunicazione. Faccio appello specialmente a voi, artisti cristiani: a ciascuno vorrei ricordare che l’alleanza stretta da sempre tra Vangelo ed arte, al di là delle esigenze funzionali, implica l’invito a penetrare con intuizione creativa nel mistero del Dio incarnato e, al contempo, nel mistero dell’uomo.

Ogni essere umano, in un certo senso, è sconosciuto a se stesso. Gesù Cristo non soltanto rivela Dio, ma «svela pienamente l’uomo all’uomo». In Cristo Dio ha riconciliato a sé il mondo. Tutti i credenti sono chiamati a rendere questa testimonianza; ma tocca a voi, uomini e donne che avete dedicato all’arte la vostra vita, dire con la ricchezza della vostra genialità che in Cristo il mondo è redento: è redento l’uomo, è redento il corpo umano, è redenta l’intera creazione, di cui san Paolo ha scritto che «attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio» (Rm 8,19). Essa aspetta la rivelazione dei figli di Dio anche mediante l’arte e nell’arte. È questo il vostro compito. A contatto con le opere d’arte, l’umanità di tutti i tempi - anche quella di oggi - aspetta di essere illuminata sul proprio cammino e sul proprio destino.

Spirito creatore ed ispirazione artistica.

Nella Chiesa risuona spesso l’invocazione allo Spirito Santo: Veni, Creator Spiritus ... - «Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato».

Lo Spirito Santo, «il Soffio» (ruah), è Colui a cui fa cenno già il Libro della Genesi: «La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque» (1,2). Quanta affinità esiste tra le parole «soffio - spirazione» e «ispirazione»! Lo Spirito è il misterioso artista dell’universo. Nella prospettiva del terzo millennio, vorrei augurare a tutti gli artisti di poter ricevere in abbondanza il dono di quelle ispirazioni creative da cui prende inizio ogni autentica opera d’arte.

Cari artisti, voi ben lo sapete, molti sono gli stimoli, interiori ed esteriori, che possono ispirare il vostro talento. Ogni autentica ispirazione, tuttavia, racchiude in sé qualche fremito di quel «soffio» con cui lo Spirito creatore pervadeva sin dall’inizio l’opera della creazione. Presiedendo alle misteriose leggi che governano l’universo, il divino soffio dello Spirito creatore s’incontra con il genio dell’uomo e ne stimola la capacità creativa. Lo raggiunge con una sorta di illuminazione interiore, che unisce insieme l’indicazione del bene e del bello, e risveglia in lui le energie della mente e del cuore rendendolo atto a concepire l’idea e a darle forma nell’opera d’arte. Si parla allora giustamente, se pure analogicamente, di «momenti di grazia», perché l’essere umano ha la possibilità di fare una qualche esperienza dell’Assoluto che lo trascende.

La «Bellezza» che salva.

Sulla soglia ormai del terzo millennio, auguro a tutti voi, artisti carissimi, di essere raggiunti da queste ispirazioni creative con intensità particolare. La bellezza che trasmetterete alle generazioni di domani sia tale da destare in esse lo stupore! Di fronte alla sacralità della vita e dell’essere umano, di fronte alle meraviglie dell’universo, l’unico atteggiamento adeguato è quello dello stupore.

…Di questo entusiasmo hanno bisogno gli uomini di oggi e di domani per affrontare e superare le sfide cruciali che si annunciano all’orizzonte. Grazie ad esso l’umanità, dopo ogni smarrimento, potrà ancora rialzarsi e riprendere il suo cammino. In questo senso è stato detto con profonda intuizione che «la bellezza salverà il mondo».

La bellezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente. E invito a gustare la vita e a sognare il futuro. Per questo la bellezza delle cose create non può appagare, e suscita quell’arcana nostalgia di Dio che un innamorato del bello come sant’Agostino ha saputo interpretare con accenti ineguagliabili: «Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!».


I vostri molteplici sentieri, artisti del mondo, possano condurre tutti a quell’Oceano infinito di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, indicibile gioia.
Vi orienti ed ispiri il mistero del Cristo risorto, della cui contemplazione gioisce in questi giorni la Chiesa.


Vi accompagni la Vergine Santa, la «tutta bella» che innumerevoli artisti hanno effigiato e il sommo Dante contempla negli splendori del Paradiso come «bellezza, che letizia era ne li occhi a tutti li altri santi».


«Emerge dal caos il mondo dello spirito»! Dalle parole che Adam Mickiewicz scriveva in un momento di grande travaglio per la patria polacca traggo un auspicio per voi: la vostra arte contribuisca all’affermarsi di una bellezza autentica che, quasi riverbero dello Spirito di Dio, trasfiguri la materia, aprendo gli animi al senso dell’eterno.

 

Con i miei auguri più cordiali!

Giovanni Paolo II

Dal Vaticano, 4 aprile 1999, Pasqua di Risurrezione.

 

 

 

Vangelo di San Matteo 13: 3-23

 

"Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda". Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?". Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani. Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono! Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto. Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".

 

 

IL MISTERO DELL’ARTE:

LA SEMINA

LA PAZIENZA

L'UMILTA’

L’IMPEGNO

LA COSTANZA

L’APPRENDIMENTO

LA PERSEVERANZA

IL DISCERNIMENTO

IL RACCOLTO  MATERIALE

IL RACCOLTO SPIRITUALE

 

Vangelo di San Matteo 13: 36-43

 

 “Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo". Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!”